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“Un’inflazione alta, il caro materie prime e il caro energia non potevano che portare a una situazione del genere sui mercati interni che già prima di questa combinazione di eventi erano stagnanti e continuavano a perdere punti percentuali”, così Ivano Vacondio, Presidente di Federalimentare, commenta i dati Istat delle vendite al dettaglio di marzo, che vedono una caduta dell’alimentare e un netto ampliamento della forbice fra il trend delle vendite del food&beverage e quello delle vendite non alimentari. “Il nostro settore si posizione così nel perimetro più critico delle vendite del mese, sia in termini assoluti che di dinamica inflazionistica”, dice Vacondio.

Nel dettaglio, le vendite alimentari evidenziano un calo del -0,5% del tendenziale in valore sul marzo 2021, malgrado la crescita dei prezzi al consumo del comparto, e un calo vistoso del parallelo tendenziale in volume, pari al -6,0%, senza precedenti recenti. Il differenziale di 5,5 punti fra i due delta coincide perfettamente con la variazione tendenziale dei prezzi alimentari al consumo di marzo precedentemente diffusa dall’Istat (+5,5%). A questo si aggiunga che, i “discount alimentari” mostrano variazioni tendenziali in valore del +7,6% a marzo e del +8,0% nel trimestre, molto più alte di quelle registrate negli ultimi mesi 2021. Le vendite alimentari delle “piccole superfici”, infine, ritornano penalizzate, dopo le buone performance di fine 2021, con variazioni tendenziali in valore del -3,0% a marzo e del -0,9% nel trimestre.

A fianco, le vendite del perimetro “non alimentare” mostrano nel mese di marzo variazioni tendenziali a due cifre, pari al +11,6% in valore e al +10,4% in volume. Salta all’occhio la differenza con i trend del food&beverage, come anche la compressione del fattore prezzi in questo ambito, con “soli” 1,2 punti di differenza fra trend in valore e volume.

“Una situazione in cui non vedo grandi margini di miglioramento neanche nel prossimo futuro. Per questo, come industria alimentare dobbiamo puntare sull''export, in particolare quello extra UE. Uno su tutti, gli USA, che nel 2021 ha fatto registrare un +14,0% sull'anno precedente e che si prepara a diventare il nostro primo mercato di esportazione”, conclude Vacondio.