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Professione
L’editoriale

Le competenze che il TA esercita in ambito privato e pubblico in Italia e all’estero, sono numerose e specialistiche e sono elencate in dettaglio nell’art.2 dell’Ordinamento della Professione ex Legge 59/94. Di fatto, la categoria professionale del TA è stata inserita nel 2010 con Codice ISTAT 23114 tra le “Professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione”, confermando il riconoscimento di un patrimonio di valori e competenze pluriennali a disposizione del pubblico interesse. 

Le Linee guida ANAC n. 5/2016 di attuazione del D.lgs. 50/2016 recanti “Criteri di scelta dei commissari di gara e di iscrizione degli esperti nell’Albo nazionale obbligatorio dei componenti delle commissioni giudicatrici”, prevedono che, nella composizione delle commissioni di gara le Centrali di Committenza e le Stazioni Appaltanti Committenti siano inseriti commissari scelti tra gli esperti dall’Albo a gestione ANAC.

Collaborando quindi da sempre con la Pubblica Amministrazione (PA), i TA si sono fatti sempre portavoce delle necessità di miglioramento di alcuni aspetti tecnico-scientifici, gestionali e legislativi anche nell’ambito della ristorazione pubblica (es: scolastica, universitaria, sanitaria, socio-assistenziale, militare). In particolare, parlando di ristorazione scolastica molto sentita dalla pubblica opinione, i TA si sono fatti promotori della “cultura della sicurezza alimentare” in senso lato, attraverso diverse iniziative, seminari e workshop con la partecipazione attiva di rappresentanti di Comuni e dell’Autorità Sanitaria, Dirigenti scolastici, Insegnanti, Progettisti e designer, Associazioni di categoria, Società di gestione.

Ricordiamoci che la ristorazione collettiva (inclusa anche quella aziendale) prima della pandemia produceva con 1000 Imprese oltre 1,5 miliardi di pasti all’anno, per un mercato del valore di 6 miliardi di euro, garantendo 96.000 posti di lavoro. L’emergenza sanitaria ha dimezzato il fatturato delle aziende, portando a rischio di disoccupazione oltre 60.000 persone (Angem, Lega delle Cooperative, FIPE-Confcommercio 2020). 

Secondo uno studio condotto da Deloitte Consulting e pubblicato sul sito del Ministero della Pubblica Amministrazione sulla complessità amministrativa nei rapporti fra PA e Imprese, emerge che la PA italiana è poco efficiente perché troppo frammentata. Oltre 10.500 istituzioni, poco connesse tra loro, molte delle quali diverse tra loro nelle modalità operative e con competenze che spesso tendono ad accavallarsi, di cui solamente l’1,7% è centralizzato, mentre il rimanente circa 98% è sparpagliato in organi locali. Il risultato è un eccesso di norme e soggetti regolatori che rende difficile la vita alle imprese (e ai cittadini), un vero e proprio labirinto amministrativo che costringerebbe ogni impresa a spendere fino a 1.200 ore in iter amministrativi e comporterebbe un costo annuale della burocrazia per oltre 57 miliardi di euro.

Assistiamo pertanto da un lato a costi e sprechi burocratici folli e dall’altro a capitolati con requisiti sempre più esigenti di prodotto e servizio, criteri premiali discrezionali e valori a base d’asta non coerenti secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa (70 punti offerta tecnica, 30 punti offerta economica).