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Professione
L’editoriale

La totalità delle opere dell’ingegno umano quali strade, edifici, costruzioni, fabbriche, abitazioni, stabilimenti, ha superato nel 2020 l’intera biomassa del nostro pianeta. Riuscite a immaginare l’ingombro enorme di tutto quanto? Incredibile, ma vero! E visto che ultimamente le questioni legate alla sostenibilità ambientale occupano un posto centrale nei dibattiti della società attuale. 

Già dal 1972, nel corso della prima conferenza ONU, si è iniziato a parlare di sostenibilità, la quale ha dovuto – purtroppo – aspettare fino al 1987 con la pubblicazione del Rapporto Brundtland per vedere definiti con chiarezza quali sono gli “obiettivi concreti dello sviluppo sostenibile”. 

E se oggi se ne parla tanto, si discute e si progetta, a mio avviso siamo già oltre la soglia che ci indica senza più ombra di dubbio che da adesso in poi qualsiasi ragionamento per il futuro non può prescindere dalla sostenibilità. Dovremo superare anche i concetti che esigono un cambiamento a livello culturale, imponendo la sostenibilità come il nuovo paradigma dello sviluppo in ogni ambito e settore. 

In questo ordine di ragionamento sarebbe opportuno rispolverare una celebre frase pronunciata da Rahm Emanuel, uno dei consiglieri di Barak Obama, che nel pieno vortice della crisi finanziaria del 2008 affermò: “Mai sprecare una crisi!”, sull’onda delle sagge parole di Albert Einstein nel “Il Mondo come io lo vedo”. E se la crisi che stiamo attraversando adesso è di ben lunga diversa rispetto a quella accaduta 14 anni fa, l’impatto dei cambiamenti che stanno avvenendo ci costringerà a voltare definitivamente pagina. Quale migliore occasione, allora, della situazione di grandi difficoltà alla quale ci ha costretti l’emergenza sanitaria?

Come professionisti e TA siamo ben consapevoli che la sostenibilità è un termine complesso che intreccia paralleli dinamici, in quanto le relazioni tra i sistemi ecologici e i sistemi antropici si influenzano a vicenda all’interno degli scenari tecnologici in continuo mutamento e considerando la carenza di materie prime anche food, di materiali da costruzione, componenti elettronici e risorse energetiche che sta mettendo in ginocchio le produzione occidentali da circa due anni. In questo contesto, che possiamo chiamare a multistrato, sorge con evidenza la necessità della costruzione di una visione che ingloba con parametri tangibili la sostenibilità con tutte le sue sfaccettature tra ambiente, economia e aspetti sociali. Certamente questo è un intento ambizioso, dunque lungimirante, ma che offre alla nostra categoria professionale enormi possibilità di mettere in risalto le competenze e le capacità che ci contraddistinguono. 

Riprendendo l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite adottata a New York il 25 settembre del 2015 con la Risoluzione A/RES/70/1 che illustra a livello internazionale il piano d’azione, programmatico e trasformativo per il raggiungimento dello sviluppo sostenibile in ogni regione e nazione del mondo, troviamo i 17 Obiettivi individuati (Sustainable Development Goals). Gli obiettivi sono declinati in 169 traguardi da raggiungere entro il 2030 che possiamo sintetizzare in: sradicare la povertà in tutte le sue forme e dimensioni, eliminare le disuguaglianze, realizzare i diritti umani, favorire prosperità, benessere e progresso preservando l’ambiente e le sue risorse naturali.

Il Governo italiano, a distanza di un anno dall’entrata in vigore dell’Agenda 2030 (1° gennaio 2016), ha elaborato, su proposta del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare (MATTM), la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, approvata con Delibera del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) 108 del 22 dicembre 2017, a seguito di un ampio processo di consultazione tra varie istituzioni e rappresentanti della società civile guidato dal Ministero dell’Ambiente in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero degli Affari Esteri e il Ministero dell’Economia. La Strategia, strutturata sul modello delle “5P” (Persone, Pianeta, Prosperità, Pace, Partnership) cui si aggiunge una sesta dedicata ai vettori di trasformazione per la sostenibilità, rappresenta lo strumento di riferimento nazionale per orientare e coordinare politiche, programmi e azioni prioritarie per raggiungere lo sviluppo sostenibile nel nostro Paese (fonte: Report l’Agenda 2030 in Italia, Dicembre 2020, Fondazione FEEM).

La pandemia continua a rallentare a livello mondiale il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda e secondo il nuovo Rapporto SDSN del 11 gennaio 2022, Italia si colloca al 23esimo posto su 34 Paesi, con un PNRR attento agli SDGs, ma carente nelle misure sugli ecosistemi. 

Tornando quindi al discorso che non esiste migliore opportunità per intervenire in maniera decisiva, che nei periodi di forte crisi, la posizione di leadership che dovrebbe mostrare la nostra figura professionale è più che favorevole. 

La sostenibilità non potrà continuare a essere un buon proposito e auspicio per un futuro migliore, ma ci deve vedere impegnati e coraggiosi a svolgere la nostra professione a servizio delle imprese e le istituzioni per far sì che produttori e consumatori si trasformino da coloro che sfruttano in coloro che convivono in proficua simbiosi con l’ambiente, che a sua volta ritornerà a essere sostenitore e non più colui che necessità azioni di sostenibilità.

 

MASSIMO ARTORIGE GIUBILESI

Presidente Ordine dei Tecnologi Alimentari Lombardia e Liguria