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Tecnologie
Sostenibilità & Energia

Le imprese stanno adottando iniziative per recuperare e valorizzare le eccedenze generate con una logica di economia circolare, definendo priorità strategiche e criteri di gestione.

Secondo un sondaggio condotto dall’Osservatorio su 109 centri di trasformazione (stabilimenti produttivi e depositi di distribuzione) di imprese con fatturato superiore a 50 milioni di euro, l’attenzione del comparto della trasformazione alimentare si concentra sulla prevenzione attraverso la programmazione flessibile della capacità produttiva (87% del campione), il miglioramento della previsione della domanda (83%) e l’adozione di soluzioni di packaging innovativo (62%) e tecnologie per migliorare la conservabilità dei prodotti (56%), quest’ultime pratiche particolarmente diffuse nel segmento del fresco e a cui puntano anche la distribuzione e la ristorazione collettiva. La priorità di gestione delle eccedenze generate, invece, ricade sulla ridistribuzione per consumo umano, preferibilmente attraverso la donazione a organizzazioni non-profit (70%). Il riutilizzo per consumo animale è praticato dove possibile, mentre il riciclo in altri prodotti e il recupero energetico sono ancora poco esplorati per le difficoltà e i costi di implementazione.

“Nel comparto della trasformazione c’è un’attenzione crescente alla prevenzione degli sprechi alimentari, ma la misurazione delle eccedenze non è ancora sistematica nelle diverse fasi del ciclo del prodotto e resta un ambito su cui lavorare e investire per introdurre processi più strutturati ed efficaci”, afferma Marco Melacini, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Food Sustainability. “L’impegno del management verso la circolarità, il coinvolgimento del personale e l’attenzione all’opinione dei media e degli altri stakeholder e le opportunità di sinergie con gli altri attori della filiera sono i principali fattori che spingono ad adottare pratiche di economia circolare. Ma emergono diverse barriere alla circolarità legate alle difficoltà operative di gestione, alla scarsa conoscenza delle soluzioni disponibili, alle incertezze normative e a una limitata comunicazione di filiera”.