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Tecnologie
Sostenibilità & Energia

Crescono consapevolezza e attenzione per i prodotti ittici italiani. Il concetto di pesca sostenibile cresce, con un incremento di oltre due punti percentuali rispetto al 2022, toccando quota 58,1%. E sono ben otto italiani su dieci coloro che si dichiarano disponibili a modificare o ridurre i propri consumi inserendo nell’alimentazione quotidiana anche specie pescate con metodi artigianali con un basso impatto ambientale per migliorare la gestione dei mari.

Sono solo alcuni dei dati emersi dalla ricerca “Gli italiani e i consumi ittici. Resistenze, ostacoli e opportunità per facilitare la scelta del prodotto ittico fresco italiano”, promossa dall’UGL Agroalimentare e realizzata dall’Istituto demoscopico Lab21.01, presentata al Senato della Repubblica. La ricerca si è svolta prendendo come punto di riferimento due target: la filiera (ristorazione, Ho.Re.Ca., gdo, pescatori/allevatori/produttori di prodotti ittici, operatori/professionisti e opinion leader del settore) con 1.723 contatti totali e 519 interviste valide e complete e i consumatori italiani maggiorenni con 3.642 contatti totali e 1.032 interviste valide e complete.

L’emergenza “granchio blu”

Forte l’impatto dell’emergenza “granchio blu” sia sul target consumatori che sul target filiera anche se il livello di informazione sul tema appare molto diverso: il 42,8% dei consumatori rispetto all’88% degli addetti ai lavori si ritiene informato. Unanime invece il podio su chi dovrebbe fare di più per fronteggiare questa emergenza: sia consumatori che addetti ai lavori individuano nel Governo e nelle Istituzioni nazionali (53,6% consumatori; 53,8% filiera), nelle istituzioni locali (49,8% consumatori; 56,1% filiera) e nei mass media (37,5% consumatori; 39,6% filiera) gli attori che potrebbero incidere maggiormente.

tavola pesca sostenibileIl 45,8% dichiara che la soluzione migliore sarebbe “pescare e potenziare la filiera di distribuzione e vendita al dettaglio per uso alimentare”, in seconda posizione “Informare, comunicando e alfabetizzando, i consumatori finali per incentivare l’acquisto e il consumo alimentare del granchio blu” (40,4%), e in terza posizione (37,8%) proporlo maggiormente al consumatore finale nei punti vendita. Diverse le strategie della “filiera” che mettono al primo posto “ottenere maggiori incentivi dallo Stato” (46,7%); in seconda posizione “stringere accordi a livello nazionale e locale che tutelino tutti gli attori della filiera ittica italiani” con il 43,7% e al terzo posto “pescare e potenziare la filiera di distribuzione e vendita al dettaglio per uso alimentare” con il 40,2%.

Informazione e disinformazione

Solo 2 consumatori su 10 si ricordano una campagna di comunicazione/pubblicitaria sul tema della pesca (dato comunque cresciuto di oltre 10 punti percentuali rispetto al 2022) mentre tra gli addetti ai lavori il valore sale al 63,1%. Distanti ancora i giudizi relativi alla comunicazione dei prodotti ittici: nonostante siano entrambi convinti che si debba comunicare di più, il 44,6% dei consumatori ritiene che la comunicazione ricevuta sia in parte o completamente sufficiente mentre per gli esperti del settore il dato arriva al 17,5%. Tra le fonti di informazione maggiormente affidabili entrambi i target analizzati mettono al primo posto i siti istituzionali (93,9% consumatori; 90,1% filiera), seguiti dalle Riviste di settore (89,6% consumatori; 80,3% filiera). Ancora concordi sulla qualità delle notizie ricevute: poco comprensibili (71,8% consumatori; 83,4% filiera); superficiali (63,4% consumatori; 94,9% filiera); allarmistiche (50,9% consumatori; 36,7% filiera). Solo un consumatore su dieci considera le notizie ricevute chiare e 2 su 10 tranquillizzanti.

Su valori simili si assesta anche il giudizio del campione degli intervistati rispetto alle informazioni relative alla provenienza dei prodotti ittici: oltre l’80% dei consumatori finali e degli stakeholders del settore pesca ritiene le informazioni poco semplici e comprensibili.

I commenti

Senato UGL Agroalimentare Presentazione ricerca su filiera itticaPer il Segretario Generale dell’UGL, Paolo Capone: “La filiera ittica è una delle più importanti considerato che il nostro Paese ha una grande tradizione. Siamo un’eccellenza nella pesca e nella itticoltura. Sono numerose, tuttavia, le criticità che occorre affrontare, a partire dalla diminuzione della flotta e dall’impatto della grande distribuzione, che tende a privilegiare prodotti provenienti dall’estero. È necessaria, quindi, una comunicazione efficace per favorire una riscoperta del nostro pesce che va salvaguardato. È prioritario, inoltre, riconoscere il livello di usura che caratterizza il mestiere del pescatore, rafforzando le tutele sociali ed economiche dei lavoratori”.

Secondo Francesca Biondo, Direttrice Generale Federpesca: “Questa ricerca accende un faro importante sul valore che questo settore esprime per il Paese e sulle criticità che sta affrontando a cominciare dal caro gasolio. Quello del pescatore è un mestiere che si svolge non solo per tradizione ma anche per capitale iniziale che un giovane oggi non possiede. Tale comparto rischia di non essere più attrattivo per i giovani. La ricerca ha l'obiettivo di raccontare il settore pesca in una maniera più comprensibile e ci spinge a riflettere sul tema della sostenibilità che non può essere solo ambientale ma anche etica ed economica”.

Per Paolo Mattei, Segretario Nazionale UGL Agroalimentare: “Dalla ricerca emerge una contrazione del prodotto ittico e un preoccupante aumento dei prezzi a causa del caro gasolio. L’incontro di oggi vuole mandare un messaggio, per cui l’ecosostenibilità è un compromesso che va accompagnato tenendo conto dell’impatto economico e sociale sulla filiera. Un altro aspetto riguarda i numerosi vincoli di natura burocratica, che vanno eliminati per rilanciare il settore”.

Carla Ciocci, Segretario Nazionale UGL Pesca, ha affermato che: “La pesca è uno dei settori più importanti per noi. Il problema, quindi, è tutelarlo in maniera adeguata. È fondamentale cercare di capire come stimolare i consumatori a richiedere il pescato locale, che è garanzia di sostenibilità e salubrità, coinvolgendo tutti gli attori, anche chi si occupa di commercializzazione. In quest'ottica è fondamentale il ruolo della comunicazione a supporto degli operatori del settore e del consumatore”.