In occasione della Giornata Nazionale del Made in Italy Carlsberg Italia ha ospitato presso il Birrificio Angelo Poretti un talk istituzionale per approfondire il ruolo della filiera brassicola all’interno del sistema agroalimentare italiano. Entro il 2030, l’obiettivo è arrivare all’approvvigionamento del 30% delle materie prime da pratiche agricole rigenerative.
L’evento è stato l’occasione per discutere, con esperti del settore, istituzioni e giovani studenti, dello stato di salute dell’agricoltura, dal momento che la birra è anzitutto un prodotto agricolo: le sue principali materie prime (orzo, malto, luppolo...) vengono da aziende agricole e il modo in cui queste aziende sono gestite ha un impatto importante sul pianeta.
Il comparto agroalimentare, infatti, ha per sua natura un impatto sul clima e sulla biodiversità: l’agricoltura è responsabile dell’11% di tutte le emissioni di gas serra nell’UE e di oltre il 20% delle emissioni del Gruppo Carlsberg nell'intera catena del valore. Al contempo, il settore, oggi, sta affrontando sfide crescenti - come l’aumento della domanda, i rischi legati al clima e alle risorse sempre più limitate, oltre che l’urgenza di ridurre le emissioni – e svolge un ruolo fondamentale per la società e i produttori di birra.
Sostenibilità agricola
All’evento è intervenuto Andrea Rocchi, Presidente del CREA, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria, che ha confermato: “L’agricoltura rigenerativa sta guadagnando attenzione in Italia come approccio per affrontare le sfide della sostenibilità agricola, della salute del suolo e dei cambiamenti climatici. In particolare, prevede la combinazione di diverse pratiche da adottare simultaneamente per aiutare a rendere le materie prime prodotte in Italia sempre più di alta qualità, sostenibili e rispettose dell'ambiente. Il CREA contribuisce alla transizione in tal senso attraverso la ricerca scientifica, la divulgazione, la formazione e la partecipazione a progetti specifici e collaborazioni, con l'obiettivo di esplorare nuove tecniche e pratiche che migliorino la salute del suolo e la sostenibilità agricola”,
Alcuni interventi hanno approfondito ulteriormente la questione della sostenibilità. Christian Garavaglia, Docente di Economia presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca e Consigliere Regionale Lombardia ha ricordato: “Nell’ambito di una recente ricerca, il 21% dei consumatori di birra è disposto a pagare fino al 10% in più del prezzo per poter acquistare un prodotto biologico. A sostegno di questo trend, Regione Lombardia investe con diverse linee di intervento, ad esempio con il bando SRA 2025 che mette a disposizione 38,7 milioni di euro per sostenere attività nell'ambito agroambientale destinate a sostenibilità, agricoltura biologica e rigenerativa. La sfida futura per la Lombardia è sviluppare una catena del luppolo “Made in Italy”: è un progetto che sta iniziando a svilupparsi in modo importante e interessante”.
Serena Savoca, Marketing & Corporate Affairs Director di Carlsberg Italia ha invece rimarcato l’impegno della aziende di cui fa parte sul fronte della sostenibilità e dell’utilizzo di materie prime locali. “Carlsberg è tra le aziende pioniere in campo sostenibilità: in Italia, da ormai quattordici anni pubblichiamo il report ESG che si rifà alla strategia di Gruppo Together Towards ZERO and Beyond, impegnandoci a rispondere alle sfide globali che coinvolgono oggi tutte le aziende, comprese quelle ambientali, gestendo in maniera responsabile il nostro impatto. Nel 2023 è stato aggiunto un nuovo pilastro alla strategia di sostenibilità, che ha l’obiettivo di ottenere il 30% dell’approvvigionamento delle materie prime da pratiche agricole rigenerative entro il 2030, per arrivare al 100% entro il 2040”.
Dalla Danimarca
Dato che è la Danimarca la terra d’origine del gruppo birrario, l’occasione ha permesso di sentire anche interessanti pareri da un Paese che su questo tema è all’avanguardia. Anette Christiansen Capo Affari Ambientali del Consiglio per l’Agroalimentare Danese che ha portato la prospettiva della Danimarca, evidenziando che “Il Gruppo Carlsberg è uno dei primi che effettivamente ha applicato principi di agricoltura rigenerativa e che ha adottato questo approccio per tutta la filiera in un Paese dove il 61% del terreno è dedicato all'agricoltura e l'11% di queste attività agricole è organica, cioè biologica. L'attenzione al suolo non è mai stata al centro del dibattito, oggi invece lo diventa grazie all'agricoltura rigenerativa, con un’attenzione particolare a temi come, per esempio, la fertilità, la salute del suolo, il cover crop o il tema della biodiversità”.
Francesca Zaccarelli, AgriFood Senior Expert dell’Ambasciata di Danimarca, ha ricordato che “Lo scorso dicembre in Danimarca la politica è scesa in campo a favore dell’agricoltura rigenerativa: è stato infatti approvato un accordo tra società civile, produttori e Governo, un compromesso storico per la riduzione delle emissioni attraverso misure di agricoltura rigenerativa. La Carbon Tax che deriva da questo accordo spinge gli agricoltori e allevatori a diminuire le emissioni per ogni tonnellata di CO2 equivalente emessa. I proventi della Carbon Tax tornano al settore agricolo tramite investimenti verdi, gli allevatori possono abbassarla gradualmente, implementando misure di agricoltura rigenerativa. Nonostante gli investimenti iniziali e le spese correnti, i vantaggi a medio e lungo termine porterebbero ad un aumento teorico dei profitti fino al 40%, grazie all’aumento della resilienza e delle rese e alla riduzione dei costi. Inoltre, si può considerare un risparmio di 40 euro per ettaro grazie a minori costi di lavorazione del terreno e un ulteriore incremento del 15% di convenienza economica ottenuta con la pacciamatura e la rotazione della leguminose, per un totale di 310 euro per ettaro risparmiati”.
È toccato quindi a Olivier Dubost, Managing Director di Carlsberg Italia, sottolineare con soddisfazione il contributo che la sua azienda riesce a dare al sistema Paese: “Grazie al nostro Birrificio Angelo Poretti abbiamo un’anima fortemente locale: nell’ultimo anno abbiamo contribuito a creare oltre 6.000 posti di lavoro nel sistema Paese e abbiamo stimato che ogni persona che lavora in Carlsberg Italia abbia generato circa 35 posti di lavoro medi per dipendente, su tutta la catena di valore, un contributo concreto a sostegno del Made in Italy”.