È tempo di fare un bilancio onesto del nostro settore, cercando di evitare le solite metafore gastronomiche che tanto ci piacciono, anche se confesso, avevo già preparato almeno tre battute sulla “ricetta del successo”. L’innovazione tecnologica ha ridefinito il nostro lavoro quotidiano.
L’intelligenza artificiale, che fino a poco tempo fa consideravamo con lo stesso scetticismo con cui guardiamo le ricette vegane della zia su Facebook, è diventata uno strumento indispensabile. Oggi ottimizza i nostri processi produttivi con un’efficienza che fa quasi invidia alla precisione maniacale del collega che pesa gli ingredienti al millesimo di grammo.
Il mercato “plant-based” si è evoluto rapidamente, forse oltre alle aspettative. Ricordate quando pensavamo che un hamburger vegetale dal gusto accettabile fosse un traguardo ambizioso? Ora ci troviamo a sviluppare prodotti che non solo replicano, ma in alcuni casi superano le controparti tradizionali. La sfida non consiste nel convincere i consumatori che il plant-based sia commestibile, ma gestire la domanda crescente di innovazione.
La sostenibilità ha smesso di essere quel capitolo del bilancio aziendale che leggevamo solo per cortesia (e scetticismo), essa è diventata il cuore pulsante delle nostre operazioni, anche se questo significa ammettere che alcuni dei nostri processi “consolidati” erano efficienti quanto un forno a legna per fare il gelato.
I costi energetici? Certamente hanno trasformato molti di noi in esperti di fisica termodinamica overnight. Chi l’avrebbe detto che avremmo passato più tempo a studiare curve di consumo energetico che a perfezionare formulazioni? Eppure, questa pressione ha catalizzato l’adozione di tecnologie più efficienti, dimostrando che a volte le migliori innovazioni nascono dalla necessità (o dal panico da bolletta!).
La nostra professione, dunque, continua la sua profonda evoluzione: il Tecnologo Alimentare di oggi è un ibrido tra scienziato, manager e innovatore. Ci troviamo a gestire progetti di R&D sempre più complessi, dove le competenze tradizionali di chimica e microbiologia si intrecciano con la necessità di padroneggiare software di simulazione e modellazione, tecniche di analisi dati e metodologie di project management.
Nelle aziende, il nostro ruolo si è espanso ben oltre il laboratorio di sviluppo. Siamo diventati figure chiave nei team di innovazione, mediatori tra le esigenze di marketing e i vincoli produttivi, interfaccia tra il linguaggio del business e quello della scienza. Ma siamo sempre anche quelli che vengono chiamati d’urgenza quando qualcosa va storto in produzione oppure quando ci sono ispezioni dell’Autorità Competente; alcuni ruoli non cambiano mai!
La formazione continua è diventata imprescindibile. Chi di noi avrebbe immaginato, uscendo dall’università, di dover diventare esperto di blockchain per la tracciabilità alimentare? O di dover trascorrere serate a studiare machine learning per ottimizzare le formulazioni? Eppure eccoci qui, a jonglare tra analisi sensoriale e algoritmi predittivi.
Guardando al 2025, è evidente che il nostro settore continuerà a cambiare rapidamente. L’automazione, la personalizzazione di massa e la tracciabilità blockchain non sono più optional, bensì requisiti fondamentali per rimanere competitivi in un mercato che cambia più velocemente di un lotto di yogurt dimenticato fuori dal frigo.
La vera sfida sarà quella di mantenere l’equilibrio tra innovazione tecnologica e know-how tradizionale che ci contraddistingue. Perché sì, possiamo avere tutti gli algoritmi del mondo, ma alla fine serve ancora qualcuno che sappia riconoscere quando un prodotto è “semplicemente perfetto”.
Il 2024 ci ha insegnato che l’adattabilità non è solo una bella parola da mettere nel curriculum, ma è la chiave per trasformare le sfide in opportunità di crescita, mettendo in luce i talenti professionali che abbiamo e ricordiamoci che anche i più grandi innovatori della storia hanno dovuto fare i conti con qualche ricetta fallita prima di imboccare la strada del successo.
Permettetemi di concludere questo editoriale con un augurio sincero a tutti noi tecnologi alimentari, affinché il futuro porti non solo sfide stimolanti, ma anche la saggezza e la lungimiranza per affrontarle.
Che possiamo tutti continuare a innovare con passione, mantenendo sempre quel pizzico di “sana follia” che ci contraddistingue.
Che i nostri esperimenti vadano a buon fine – o almeno falliscano in modo istruttivo! –, che le nostre formulazioni siano stabili, che i nostri datori di lavoro e clienti siano soddisfatti del nostro lavoro e che i processi produttivi che ci vedono coinvolti filino più lisci dello sciroppo di glucosio.
Massimo Artorige Giubilesi Presidente Ordine dei Tecnologi Alimentari Lombardia e Liguria