Crolla in Italia la produzione alimentare che fa segnare a ottobre, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, una riduzione del 4%. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat sulla produzione industriale, con l’alimentare che cala dello 0,5% anche su base trimestrale in controtendenza rispetto all’andamento generale.

“Una frenata preoccupante nella preparazione delle scorte per le tavole del Natale in cui tradizionalmente,” sottolinea la Coldiretti, “si verificano i valori più elevati di consumi alimentari di tutto l’anno. Si tratta del risultato delle difficoltà in cui si trovano le famiglie italiane che, spinte dai rincari mettono meno prodotti nel carrello, ma è anche il segnale dei problemi della filiera produttiva alle prese con l’esplosione dei costi dell’energia e delle materie prime”.

L’inflazione svuota infatti le tavole del 47% delle famiglie italiane, costrette a tagliare le quantità di cibo acquistato a causa dei rincari nel carrello della spesa, sulla base dell’indagine Coldiretti/Censis. “Se si considera la fascia di popolazione a basso reddito,” sottolinea Coldiretti, “la percentuale di chi riduce la quantità del cibo sale addirittura al 60%. Accanto a chi è stato costretto a mettere meno prodotti nel carrello per far quadrare i bilanci familiari, c’è poi un 37% di italiani che preferisce addirittura risparmiare sulla qualità (il 46% nel caso dei bassi redditi). Peraltro, oltre sei italiani su dieci tra coloro che tagliano gli acquisti sono convinti che questa situazione durerà almeno per tutto il 2023”.

“Nella classifica dei prodotti più colpiti dalla scure dei consumatori ci sono al primo posto gli alcolici ai quali,” rileva Coldiretti, “sono stati costretti a dire addio, del tutto o anche solo parzialmente, il 44% degli italiani. Al secondo posto i dolci che vengono tagliati in quantità dal 44%, mentre al terzo ci sono i salumi ai quali ha rinunciato il 38,7% dei cittadini, subito davanti al pesce (38%) e alla carne (37%). E il carovita porta addirittura a ridurre gli acquisti di alimenti per bambini, con il 31% di persone che ne acquista di meno. In situazione di difficoltà i meno colpiti sono alcuni prodotti base della dieta mediterranea come frutta (tagliata del 16% dei consumatori), verdura (dal 12%) e pasta (dall’11%)”.

L’intera filiera agroalimentare è sotto pressione a partire dall’agricoltura dove si registrano infatti aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio fino al +500% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti. Ma gli aumenti colpiscono anche l’alimentare, perché il vetro costa oltre il 50% in più rispetto all’anno scorso, 15% in più per il tetrapack, 35% per le etichette, 45% il cartone, 60% i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al +70% per la plastica.

“Bisogna intervenire sui rincari dell’energia che mettono a rischio imprese e famiglie in settori vitali per il Paese,” afferma il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che: “la filiera agroalimentare vale 580 miliardi di euro, quasi un quarto del PIL nazionale, e vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio”.

 

Fonte: coldiretti.it
Foto: shutterstock

 

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