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Superati i 2,7 miliardi di euro e una crescita del 61% rispetto al periodo pre-Covid per le esportazioni. I dati economici della Parma Food Valley presentati a Cibus durante il convegno organizzato da Fondazione Parma UNESCO Creative City of Gastronomy.

Il fatturato complessivo del settore è di 8,2 miliardi ovvero il 36% dell’intera produzione industriale della città. Cesare Azzali, amministratore unico di Parma Alimentare e direttore dell’Unione Parmense degli Industriali, nel commentare i dati assieme a Marco Ferretti, docente di economia aziendale all’Università di Parma, spiega che questo garantisce anche un ritorno importante dal punto di vista occupazionale. Le aziende alimentari nel parmense sono 1.052 sfiorando i 15.000 addetti. Se si considerano anche quelle dell’impiantistica alimentare si arriva a 1.519 per un totale di circa 25.000 lavoratori.

Il dato dell’export citato in apertura, con la crescita del 61% rispetto al periodo pre-Covid, significa essere passati da 1,7 miliardi del 2019 agli attuali 2,7 miliardi. Numeri che soddisfano ampiamente gli organizzatori del convegno «L’agroalimentare parmense: risultati economici e iniziative delle diverse filiere per la valorizzazione del territorio». Fondazione Parma UNESCO Creative City of Gastronomy ha l’obiettivo di promuovere il patrimonio enogastronomico attraverso il brand Parma Food Valley; all’interno della Fondazione, sono racchiuse 6 filiere di eccellenze presenti sul territorio: Prosciutto di Parma, Parmigiano Reggiano, latte (Parmalat), pasta (Barilla), pomodoro (Mutti e Rodolfi Mansueto) e alici (Delicius, Rizzoli Emanuelli e Zarotti).

I dati presentati dall’Unione Parmense degli Industriali (Upi) dicono che la Francia rimane il primo paese di destinazione per l’export agroalimentare parmense con un valore superiore al mezzo miliardo di euro, registrando un + 57% rispetto al 2019, seguita da Germania e Stati Uniti. Prosegue la crescita del Canada (ottavo posto rispetto al 15esimo del 2019), è inevitabile il calo della Russia (19esima piazza), mentre la Cina è uscita dalla top 20.
Per le singole filiere, pasta panetteria e dolci registra 1,2 miliardi di valore, con le conserve animali al secondo posto (528 milioni); bene anche le conserve vegetali, dove il 62% del fatturato arriva proprio dall’export, mentre la filiera casearia, latte e gelati raggiunge addirittura il 76% del turnover attraverso le esportazioni.

Il convegno ha poi analizzato l’impatto delle filiere sul turismo territoriale, attraverso 4 ‘case history’.

1. La prima ha riguardato Caseifici Aperti, iniziativa promossa dal Consorzio del Parmigiano Reggiano, in cui il presidente Nicola Bertinelli ha ribadito i numeri dell’edizione 2023, che su due week-end ha registrato 24.500 partecipanti (+19,5% sul 2022).
2. Finestre Aperte ne ha portati altri 4.500 in concomitanza con il Festival del Prosciutto di Parma a settembre, dove Matteo Cavalli (ufficio stampa e relazioni esterne Consorzio del Prosciutto di Parma) ha illustrato le modalità di un’iniziativa che quest’anno arriverà alla 25esima edizione.
3. Imprese Aperte, organizzata da Upi e Parma, io ci sto! ha coinvolto 3.500 visitatori con oltre 300 appuntamenti in 43 aziende del territorio, rappresentate per l’occasione Maurizio Bassani, general manager di Parmalat.
4. Infine spazio ad ALMA con il presidente Alberto Figna, a illustrare i numeri di una scuola che dal 2004 forma ogni anno 1.000 allievi di cui il 20% internazionali, provenienti da 85 diversi paesi nel mondo.

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