Con un fatturato al consumo in leggera crescita che raggiunge quota 87 milioni di euro e un preaffettato che, seppur in calo, si mantiene ben al di sopra dei livelli 2019 (+9%), i dati economici 2023 sono soddisfacenti per Consorzio che raggruppa 14 aziende produttrici nel territorio di Parma.
Approfondendo i dati, si scopre che la produzione di carne avviata alla lavorazione nel 2023 ha sfiorato i 5,5 milioni di chilogrammi; per quanto riguarda il prodotto etichettato finale, ne sono stati destinati 3,5 milioni, in linea con i numeri dell’anno precedente. Cifre che rappresentano un valore della produzione intorno ai 40 milioni di euro, mentre il fatturato al consumo sale a quota 87 milioni, con una leggera crescita rispetto al 2022 (+3%).
Il Salame Felino IGP, con circa 500 addetti tra lavoratori diretti e legati all’indotto, ha confermato la Gdo come principale canale di commercializzazione. Ottimi riscontri sono stati registrati dal banco taglio grazie al ritorno dei consumatori al mercato assistito. Ma anche il preaffettato, seppur in fisiologico calo rispetto ai numeri record dell’anno scorso, si mantiene ben al di sopra dei livelli pre-Covid. Nel 2019, erano stati 526mila i chilogrammi destinati all’affettato; nel 2023 invece, la quota è salita fino a 573mila chilogrammi (+9%).
Infine l’export si attesta sul 3%, con l’Europa come principale mercato di riferimento e un interesse crescente in particolare nei mercati extra Unione Europea e negli Stati Uniti.
Per Umberto Boschi, presidente del Consorzio di Tutela del Salame Felino IGP, i numeri del 2023 sono positivi: «Siamo soddisfatti della tenuta registrata dal comparto, con una produzione stabile per quanto riguarda i volumi complessivi. A maggior ragione considerando come nei primi mesi del 2024 abbiamo già rilevato un soddisfacente aumento del prodotto certificato. Inoltre il dato del preaffettato, ben superiore a quello registrato nel 2019, conferma il gradimento del consumatore per la specifica modalità di vendita, per la facilità di utilizzo, la comodità e la disponibilità». A preoccupare sono invece i costi della materia prima: «Il 2023 è stato un anno caratterizzato dall’aumento delle carni a livelli mai visti prima. I produttori hanno fatto fronte ad aumenti medi, rispetto al 2022, del 20%. Un trend in crescita che va necessariamente arginato».