Confermato il ruolo della mozzarella e dei freschi in generale. Nord Italia sempre più determinante nelle consegne di latte bovino. In forte crescita le esportazioni sia a volume che a valore. La Lombardia svolge un ruolo trainante. I dati forniti durante la 79esima assemblea di Assolatte svoltasi a Milano.

La produzione ha fatto registrare un +2,2%, con il Nord Italia sempre più determinante nelle consegne di latte bovino, trainate dal +0,7% messo a segno dalla Lombardia, unica regione in crescita significativa a parziale compensazione di un’erosione dei volumi diffusa e, specie nelle regioni centro-meridionali e montane, piuttosto marcata. Sud e Isole conservano la loro centralità nel latte delle altre specie, con il 76% della produzione ovi-caprina e l’87% di quella bufalina.

La mozzarella si conferma il formaggio italiano più prodotto (circa 380.000 tonnellate), consumato ed esportato, seguito - nell’ambito dei freschi - da mascarpone e burrata. Strategici per il settore sono poi alcuni formaggi Dop, che rappresentano circa la metà della produzione casearia nazionale. In aumento, in particolare, i volumi di Pecorino Romano (+12,4%), Grana Padano (+4,8%) e Gorgonzola (+2,6%); variazioni più contenute hanno riguardato Parmigiano Reggiano e Mozzarella di Bufala Campana (-0,2%).

Le IG residue hanno segnato un -1,4%. Sul piano merceologico, le vendite sono state trainate dal grande comparto freschi, con la mozzarella che ha messo a segno un +3,9%, burrate e mascarponi in avanti di oltre il 10%. Seguono i grattugiati (+7,1%), Grana Padano e Parmigiano Reggiano in pezzi (+6,1%) e altri stagionati duri (+7,8%). Un lieve aumento (+1,1%) ha coinvolto anche il Gorgonzola. Sono apparsi in sofferenza, invece, i formaggi a minore diffusione o comunque meno consolidati sui mercati esteri e il pecorino (-6,2%).

Rispetto alle esportazioni, il Mercato dell’Unione Europea ha confermato il ruolo dei principali Paesi: Francia (+6,8%), Germania (+8,9%), Spagna (+7,4%). Nell’Europa orientale molto bene la Polonia, tra tutti il mercato più dinamico, con un ottimo +30,5%. Al di fuori dell’Europa hanno invece frenato Canada (-7,6%), Giappone (-8,2%) e Corea del Sud (-7,2%). Il Regno Unito paga la recessione in atto e gli Stati Uniti, causa un doppio effetto di inflazione e svalutazione del dollaro, hanno leggermente frenato. Cina, Emirati Arabi ed Arabia Saudita sono stati i mercati con la crescita percentualmente più rilevante in extra-UE (+18,3%, +11,5%, +5,3%).

Fonte: ANSA/ASSOLATTE

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