Crescono le esportazioni, con la conferma dell’UE come meta principale di destinazione. Bene anche le importazioni. Dati positivi per quasi tutti i prodotti, in particolare per vini (dopo un periodo negativo), formaggi, olio e derivati dei cereali.

Qual è la situazione degli scambi con l'estero del settore agroalimentare italiano? I dati del I semestre 2024 di ISMEA dicono che, dopo un 2023 da record, con le esportazioni italiane che hanno oltrepassato 64 miliardi di euro, anche nei primi sei mesi del 2024 la dinamica è rimasta positiva con un valore che ha sfiorato 34 miliardi di euro.
Il dato significa un aumento del 7,1% rispetto allo stesso periodo del 2023. In crescita anche il valore delle importazioni (+1,4% per 33,5 miliardi di euro) in maniera meno consistente rispetto al 2023, in ragione soprattutto della riduzione delle quotazioni delle commodity agricole. Grazie a queste dinamiche il saldo commerciale agroalimentare è migliorato, tornando positivo e pari a 433 milioni di euro.    

Esportazioni e importazioni

L’analisi dell’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare segmenta i canali di destinazione dei nostri prodotti. Il principale mercato di destinazione dei prodotti agroalimentari italiani si conferma la UE che, con 19,5 miliardi di euro nei primi sei mesi 2024 ha assorbito poco meno del 60% delle esportazioni dell'Italia. Germania, Francia e Stati Uniti rimangono i partner di maggior rilievo, con il terzo che è cresciuto a un tasso più elevato. Tra i primi 20 paesi di destinazione, è risultata in controtendenza solo l'Ungheria che tuttavia ha un ruolo marginale, rappresentando solo l'1% delle totali esportazioni nazionali. Si conferma la concentrazione geografica delle esportazioni italiane, con i primi cinque paesi di destinazione che assorbono da soli quasi la metà dei flussi complessivi.
L'UE è il principale partner commerciale dell'Italia anche per le importazioni (24 miliardi di euro nel primo semestre 2024) con una quota del 72%; Germania, Francia, Spagna e Paesi Bassi sono i principali fornitori, mentre tra i paesi terzi il primo fornitore è il Brasile, con flussi tuttavia in riduzione del 5,7% in valore su base tendenziale.      

Cosa commerciamo

Le esportazioni sono aumentate per tutti i principali prodotti, con l'unica eccezione di quelle relative ai kiwi, in riduzione in valore e ancor più in volume.
Dopo una deludente performance nello scorso anno, hanno ricominciato a crescere le esportazioni di vini in bottiglia, che si confermano in prima posizione tra i prodotti spediti, con un peso sull'export totale del 7,6% nel periodo in osservazione, per un valore pari a 2,6 miliardi di euro. È stata positiva anche la dinamica rilevata per i vini spumanti, arrivati a quasi 1,1 miliari di euro (+6,9%).
Tra gli altri comparti di peso, le esportazioni dei derivati di cereali sono aumentate dell'8% in valore, trainate soprattutto dai prodotti della panetteria e pasticceria (+13,1%) più che dalle paste alimentari (+1,1%).
In crescita anche il fatturato all'estero dei formaggi stagionati (+7,5%) e freschi (+6%) ma le dinamiche decisamente più evidenti si sono osservate per le esportazioni di olio di oliva (+64,1%) e uva da tavola (+45,1%).
Le importazioni, che riguardano in larga parte materie prime non trasformate e prodotti semilavorati, hanno evidenziato una contrazione per i principali cereali, soia e farina di soia, olio di palma; al contrario, sono cresciute in misura consistente le importazioni dei primi due prodotti importati: caffè non torrefatto (+11,6% in valore) e olio di oliva (+32,7%).

Il report ISMEA è liberamente disponibile a questo link

 

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