Forse non tutti sanno che nel mondo del largo consumo confezionato che transita da supermercati e ipermercati ben il 27,5% dell’assortimento confezionato totale e il 28,7% dell’incassato si devono ai prodotti che evidenziano in diversi modi in etichetta il loro rapporto con il territorio italiano, dall’origine nazionale alle denominazioni DOP o DOCG.
Il dato si deve ad uno studio semestrale realizzato dall’Osservatorio Immagino di GS1 Italy con NielsenlQ sulle informazioni riportate sulle etichette di oltre 136mila prodotti di largo consumo. Dall’analisi si ricava che sono quasi 26 mila referenze, con valore di sell-out di 11 miliardi, quelle che, in qualche modo, evidenziano l’italianità fin nell’etichetta.
Si tratta di un dato ambivalente: se il fatturato è in forte crescita, dato che rispetto ai 12 mesi precedenti questi prodotti hanno registrato una crescita del +10,8%, d’altro canto in termini di volumi si tratta di una perdita del -4,2%. Una situazione generalizzata su tutti i claim e le denominazioni.
Vari modi di evidenziare l’italianità
Il grosso dell’offerta è costituito dagli oltre 15 mila prodotti che riportano la bandiera italiana sull’etichetta: rappresentano il 15,9% del totale rilevato e sono cresciuti del +11,4% a valore, toccando i 6,5 miliardi di euro, e sono calati del -4,0% a volume, a fronte di una riduzione di quasi tre punti percentuali dell’offerta e una buona vivacità della domanda (+14,3%). Le categorie che hanno sofferto di più sono state gli affettati, pizze surgelate e latte fresco.
Hanno avuto invece una riduzione più contenuta le vendite degli 8.339 prodotti che riportano on pack il claim “100% italiano” (-4,1%) e maggiore crescita a valore (+13,8%), da imputare prevalentemente alla componente di domanda (+14,3%) a fronte di una componente di offerta stabile (-0,5%). Il giro d’affari ha sfiorato i cinque miliardi di euro. A impattare di più sul calo dei volumi sono stati affettati, birre alcoliche, verdure di quarta gamma e gelati multipack.
Gli oltre 6 mila prodotti accompagnati dal claim “prodotto in Italia” hanno sofferto molto sul piano dei volumi (-7,9%) e hanno registrato una crescita modesta a valore (+4,6%), penalizzati anche dal contributo negativo della componente di offerta (-7,1%). Il loro sell-out è stato di 1,4 miliardi di euro.
Tra le categorie in calo a volume troviamo sughi pronti basi, uova da ricorrenza >30 grammi, vini Doc e Docg italiani, pesce preparato panato surgelato e surgelati piatti pronti.
Gli andamenti dei DOC, DOP, DOCG, IGP e IGT
Passando al paniere delle DOP (Denominazione di origine protetta), DOC (Denominazione di origine controllata) e DOCG (Denominazione di origine controllata e garantita), l’agglomerato di queste indicazioni geografiche riconosciute dalla UE raccoglie 4.494 prodotti con quasi 1,5 miliardi di euro di giro d’affari nel canale supermercati e ipermercati, incidendo rispettivamente per il 4,8% e il 3,9% sul totale monitorato. Nei 12 mesi rilevati le vendite sono diminuite del -2,7% a valore e del -2,6% a volume, mentre la componente push è aumentata del +8,7%. Il trend negativo è da ricondurre al calo dei volumi specie per i vini DOC e DOCG italiani, lo spumante charmat secco e lo spumante classico.
Entrando nel dettaglio emerge che sono stati i 1.286 prodotti DOP a sviluppare il maggior fatturato (oltre 691 milioni di euro) e ad aver registrato il maggior tasso di crescita a valore (+11,8%), riuscendo anche a mantenere stabili i volumi (+0,1%) nonostante una lieve contrazione della componente di offerta (-1,8%).
Passando ai 2.236 vini DOC hanno ottenuto una debole crescita a valore (+2,8%), che li ha portati a oltre 523 milioni di euro, ma hanno perso il -4,1% dei volumi, sfavoriti dalla riduzione del -2,6% della componente di offerta.
Performance non brillante quella realizzata dai 983 vini DOCG, che hanno subìto una contrazione del -6,9% delle vendite in volume e hanno mantenuto stabile il giro d’affari (+0,1%), ammontato a 295 milioni di euro, con un -3,6% di componente push.
Volumi in ribasso del -7,0% per i 2.110 prodotti del food & beverage che si fregiano della IGP (Indicazione geografica protetta) o della IGT (Indicazione geografica tipica), in particolare per affettati, pasta di semola e vini. In lieve aumento il loro giro d’affari, arrivato a 650 milioni di euro (+1,8% annuo). La domanda è rimasta positiva, mentre è stata negativa quella di offerta (rispettivamente +4,6% e -2,8%). Uno scenario che si ripete, ma più acuito, se si prendono in considerazione solo i 1,193 prodotti IGP: -8,3% a volume e +1,4% a valore, per 473 milioni di euro di sell-out. E una componente di offerta ridottasi del -2,8%. Va meglio ai 917 vini Igt, che limitano le perdite in volume (-3,4%) e crescono di più a valore (+2,9%), superando i 176 milioni di euro di sell-out, nonostante la contrazione dell’offerta del -2,8%.