Grandinate fuori dal comune, venti di inaudita potenza, improvvisi picchi di calore. L’estate 2023 è stata segnata da eventi climatici pesanti e già si segnalano i primi effetti negativi per numerosi comparti produttivi, in primis, per la filiera agroalimentare. I danni maggiori in tutto il nord est, dall’Emilia Romagna fino al Trentino Alto-Adige. Per dare un’idea di quanto accaduto, nelle regioni del Nord Est si sono abbattute in un solo giorno ben 52 violente grandinate con vere e proprie palle di ghiaccio che hanno provocato danni incalcolabili nelle campagne.
“Gli effetti delle ultime gravi grandinate nel Nord Italia hanno fortemente ridotto gli ettari da raccogliere e le relative rese” ha dichiarato in una nota Alessandro Squeri, Direttore Generale di Steriltom, azienda leader nella produzione di polpa di pomodoro a livello europeo. “Questo dato è vero soprattutto in Romagna dove ai danni ingenti causati dall'alluvione di maggio si sono aggiunte 5 grandinate. Ora tutti contiamo sulla bravura e l’esperienza dei nostri agricoltori, che possano almeno recuperare il salvabile, anche se di fronte a certe situazioni non resta molto da fare. La campagna nel Nord Italia - aggiunge Squeri - è compromessa e temo perdite di oltre il 15% rispetto alle stime iniziali, con punte del 30% in certe aree”.
Non solo pomodori
Le forti grandinate non hanno ovviamente risparmiato molte altre categorie di prodotti usciti danneggiati dal periodo. Pomodoro da industria, frutticole, mais e barbabietola da zucchero sono tra le colture più colpite. La Cia Ferrara già a fine luglio segnalava che chicchi di grandine di grandi dimensioni, caduti con una velocità e forza considerevoli, non hanno lasciato scampo alla frutta pronta per la raccolta. Come racconta anche il produttore Claudio Zambardi di Santa Maria Codifiume: “Proprio questa mattina dovevamo iniziare la raccolta delle varietà di pere estive, in particolare William e Carmen che era davvero di altissima qualità con calibri oltre gli 85, e ora ci ritroviamo con un danno del 100%. Anche l’Abate sarà certamente compromessa e, se andrà bene, riusciremo a conferire qualcosa come scarto. Sicuramente l’assicurazione riconoscerà il danno, che però non verrà completamente risarcito e comunque rimane l’amarezza per il raccolto di un anno andato in fumo in pochi minuti e l’enorme, quasi insormontabile, difficoltà a fare il nostro lavoro in queste condizioni”.
Altra zona particolarmente colpita dal maltempo, il piacentino. Qui danni per danni a mais, pomodori, frutteti e, non a caso, Confagricoltura ha parlato di un vero e proprio “incubo notturno per l’agricoltura piacentina”. In alcuni campi si stima sia andato perso o danneggiato anche fino al 60% del raccolto, con danni da grandine, su pomodoro e zucche, ma anche da vento.
Per dare l’idea della forza dei fenomeni, un produttore ha spiegato: “I frutteti sono tutti colpiti, qui la grandine era grossa, il vento fortissimo. Addirittura è stato divelto un filare lungo circa 200 metri di uva da tavola con i pali di cemento. I frutti sono maciullati dalla grandine. Pesche, zucchine: un disastro”.
Molti danni anche per il mais che era pronto da trinciare ed è stato danneggiato dai forti venti che ha spezzato le piante all’altezza della pannocchia. Si cercherà di trinciarlo e recuperarlo, almeno in parte.
Preoccupazioni per il futuro
Purtroppo non si tratta di un fenomeno passeggero, ma un cambiamento “strutturale” come ben spiega il presidente Cia di Ferrara citata poco sopra. “Con questi cicli climatici, ormai consolidati, che alternano eccesso di pioggia, siccità, bombe d’acqua e grandine -ha spiegato il presidente provinciale Stefano Calderoni- è diventato impossibile coltivare e salvaguardare colture, lavoro, redditi e occupazione sul territorio. Credo che chi produce cibo dovrebbe avere tutele e garanzie infinitamente maggiori di quelle attuali e soprattutto “strutturali” come sono ormai i cambiamenti climatici e i danni che provocano alle aziende agricole”.