In un mio recente intervento sulla rivista Produzione & Igiene Alimenti (n.3 - giugno 2019) segnalavo quanto grave dovesse essere considerato l’incremento nell’ambiente di microrganismi resistenti agli antibiotici e come negli ultimi anni fossero migliaia nel mondo i casi di infezioni e di morti attribuibili a infezioni non curabili con gli antibiotici.
Sottolineavo che, se questa tendenza si fosse confermata, le conseguenze future per la salute pubblica sarebbero potute essere catastrofiche e concludevo con l’auspicio che la ricerca scientifica fosse in grado di trovare il modo di smentire queste preoccupanti previsioni.
Mi piace pertanto segnalare una svolta promettente in merito a questo problema: forse finalmente disponiamo di nuove armi efficaci.
Un gruppo di ricercatori francesi ha, infatti, individuato alcune molecole in grado di combattere alcuni dei batteri divenuti resistenti ai comuni antibiotici impiegati in terapia umana (Irène Nicolas et al. - Novel antibiotics effective against gram-positive and negative multi-resistant bacteria with limited resistance; Plos Biology - 2019). Si tratterebbe di una nuova famiglia di “peptidomimetics” derivati da un peptide batterico e attivi nei confronti di methicillin-resistant Staphylococcus aureus (MRSA) e Pseudomonas aeruginosa.
L'uso di queste molecole in laboratorio non ha mostrato effetti tossici nè sulle cellule animali che su quelle umane e, soprattutto, sembrerebbe che questi nuovi “antibiotici” non attivino meccanismi di acquisizione di resistenza da parte dei batteri patogeni. Questo aspetto sarebbe sorprendente e determinante nel definire le future strategie del loro utilizzo clinico.
Lo stato attuale della sperimentazione ha confermato su cavie le attività evidenziate in vitro. Ora si tratta di passare alla sperimentazione umana con la speranza che i risultati più che promettenti trovino una conferma.
La prudenza è d’obbligo nel considerare vinta la guerra, ma una importante battaglia sembra acquisita.
Sarebbe molto confortante poter confermare che le armi dello studio e della ricerca possano permettere di risolvere problemi apparentemente senza soluzione. Non si tratta quindi solo di speranzose e ottimistiche asserzioni ma di concreta realtà. La ricerca paga!
Erasmo Neviani
Università degli Studi di Parma