Ci sono riflessioni che la pandemia impone specificamente ai Tecnologi degli Alimenti? A mio avviso sì. Almeno due le principali.
La prima riflessione, è ovviamente la necessità di approfondire gli aspetti igienico sanitari associati alla potenziale presenza di virus negli alimenti. In pratica, come il cibo possa divenire veicolo di infezioni virali.
Non virus come il Covid-19, che si giova di vie di contagio che non necessitano degli alimenti come veicoli, ma più in generale di come i processi di produzione e le modalità di commercializzazione possano essere condizionati da differenti virus eventualmente presenti nelle materie prime e negli ambienti di trasformazione. Si tratta di un tema di studio non certo nuovo ma che ancora oggi necessita di sforzi di approfondimento mirati.
La seconda riflessione, propria del Tecnologo alimentare, riguarda la necessità di sottolineare in tutte le sedi che ci competono, come chi parla di alimenti da differenti tribune mediatiche debba avere obbligatoriamente le competenze tecnico scientifiche necessarie per farlo. Un obbligo etico, da ricondurre alla professionalità e al sapere specifico delle differenti professioni.
In particolare in questo periodo, sono troppe le comunicazioni chiassose sull’effetto di protezione rispetto alle infezioni virali che differenti alimenti, o composti presenti negli alimenti, possono favorire. Comunicazioni spesso vaghe, improvvisate e fantasiose, quando non completamente in malafede.
Ricordiamo che sebbene una dieta corretta sia utile prevenzione a differenti malattie, in particolare quelle metaboliche, gli alimenti non sono comunque dei farmaci. L’alimentazione può forse prevenire alcune malattie ma non deve necessariamente curarle. Non è il suo scopo precipuo. Dobbiamo invece fare chiarezza sulla necessità di trovare soluzioni per produrre alimenti sicuri, di qualità e piacevoli al palato o che rispondano a specifiche esigenze di gruppi di consumatori.
Non possiamo pretendere di avere l’esclusiva di questa battaglia. Potremmo avere, di volta in volta, al nostro fianco medici, nutrizionisti e veterinari, con competenze che in alcuni casi possono essere complementari a quelle nostre specifiche. I Tecnologi degli Alimenti devono però rivendicare il ruolo di chi ha studiato e conosce gli alimenti.
Nel “nostro” settore la battaglia agli esperti improvvisati è, a mio avviso, un intervento da mettere in atto sempre con maggiore urgenza.
Erasmo Neviani
Università degli Studi di Parma