Possiamo pensare che l’automazione di alcune operazioni e tecniche analitiche si diffonda anche nell’industria alimentare, che si tratti di un laboratorio di servizio per l’industria o di un laboratorio all’interno di un’industria alimentare e mangimistica?
Solo di recente hanno cominciato ad affacciarsi proposte più compatte, economicamente sostenibili, adatte al settore food, che permettono di smaltire un numero coerente di campioni e rappresentare un valido supporto all’attività di gestione dei controlli analitici di routine. Quali sono i limiti e i vantaggi di un tale investimento? “Per far sì che queste nuove macchine costituiscano un investimento capitalizzabile nell’industria alimentare, in tempi ragionevoli, bisogna disporre di protocolli validati” spiega Giulia Rosar, Product Manager presso Eurofins Tecna, che abbiamo intervistato per capire cosa significhi validare un robot e quali siano le principali fasi del processo.
Cosa vuol dire validare un protocollo analitico automatizzato? Quando si dispone di un kit e di una procedura, non basta programmare una macchina?
Validare un protocollo analitico automatizzato significa eseguire uno studio ad hoc. Può essere eseguito sia dall’industria stessa, in proprio, o può essere richiesto all’azienda che fornisce il kit analitico e la macchina.
Quando è sostenibile l’investimento in automazione di alcune operazioni di laboratorio, come per esempio per la metodica ELISA?
Da un punto di vista dei costi è una spesa sostenibile da quasi tutte le aziende alimentari. Acquistare un piccolo strumento di automazione del test ELISA, magari già validato, può costare 4-5 volte tanto rispetto al costo di un lettore di micropiastre, che va acquistato comunque quando si fanno le prove a mano. Tuttavia, si libera l’operatore destinato dall’eseguire le analisi manuali. È un investimento che oggi viene ricercato principalmente per due ragioni: una, contingente, è dovuta alla situazione creata dalla pandemia, durante la quale i laboratori delle aziende alimentari hanno dovuto comunque assicurare una turnazione, riducendo molto la capacità di lavoro giornaliera. Il lavoratore doveva, dunque, smaltire un volume molto alto di analisi.
Con quale rischio?
Quando aumenta il carico di lavoro aumenta anche l’errore accidentale che non si riesce a intercettare e diventa un rischio per il consumatore e un rischio per l’azienda.
Qual è la seconda ragione?
Riguarda la naturale variabilità dei risultati dell’analisi ELISA. Sempre più spesso si ricorre all’automazione perché la macchina garantisce una standardizzazione della performance: applica la stessa procedura, sempre nello stesso modo, tutti i giorni; non risente di stress e non è influenzata dall’ambiente che la circonda. Il robot lavora sempre allo stesso modo, abbattendo l’errore umano e l’influenza ambientale.
di Francesca De Vecchi
Tecnologa alimentare OTALL e divulgatrice scientifica