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Mentre Alfred Nobel (chimico e padre della dinamite) ha saputo e potuto brevettare le sue invenzioni, Alan Turing (matematico e uno dei padri dell’informatica) e Robert Oppenheimer (fisico e uno dei padri della bomba atomica) non ebbero le stesse opportunità, inclusi i benefici economici derivanti.

Infatti, essendo coperte da “segreto militare”, le loro invenzioni non poterono essere descritte e rivendicate, pertanto rimasero prive del requisito primario della brevettabilità. Caratteristica ben presente nell’invenzione (creare qualcosa non esistente prima) e assente nella scoperta (portare a conoscenza qualcosa di esistente).

Tutto chiaro? Sì, in teoria! In pratica purtroppo no, i confini spesso sono labili e valicabili.

È il caso dell’ormone insulina: laddove con la scoperta dell’esistenza del gene, si ottennero anche le applicazioni pratiche della conoscenza, ovvero la brevettabilità con i relativi vantaggi produttivi, commerciali ed economici. Tuttavia, il caso dell’insulina non rimase isolato, altri enzimi più o meno preziosi arrivarono anche nel comparto agroalimentare grazie all’ingegneria genetica. Ma anche nella sanità, dove “impera il criterio del male minore”, molte cure sono state realizzate grazie a queste tecniche. Sotto gli occhi di tutti i “vaccini” che hanno debellato il SARS-CoV-2 responsabile della sindrome respiratoria acuta e grave, denominata Covid-19.

Come sempre succede sul pianeta Terra, non è mai tutto giusto o tutto sbagliato, tutto bianco o tutto nero. Bisogna sempre cercare tra le pieghe dei grigi e nei delicati equilibri tra etica e morale per trovare il maligno e il benigno. Proprio per questo, si ritiene che il settore delle biotecnologie abbia il diritto di avere un urgente aggiornamento normativo, perché nell’Unione Europea, pur essendo stata esclusa o circoscritta la brevettabilità dei geni esistenti in natura, la Direttiva 98/44/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 6 luglio 1998 sulla protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche ha già compiuto 25 anni. Dopo la scoperta del DNA e il meccanismo di replicazione del 1953 si pensava alle biotecnologie tradizionali, ora si pensa a quelle innovative. Come dire… nel 1998 eravamo agli albori, invece ora il sole è alto.

È giunta l’ora di legiferare a livello di Nazioni Unite. Non credete?

Vincenzo Bozzetti

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