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Adesso è legge. Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dal 20 maggio entrano ufficialmente in vigore le nuove regole e le relative pene e sanzioni, più severe del passato, che arrivano a prevedere anche fino a 10 anni di carcere per alcune fattispecie di reati. E per le imprese colpevoli multe salate, anche fino al 5% del fatturato.

La votazione finale, che si era svolta lo scorso 27 febbraio al Parlamento Europeo, era passata con una larga maggioranza, con il voto contrario dei due gruppi, Identità e democrazia e Conservatori e riformisti europei, di cui fanno parte Lega e Fratelli d'Italia.
Le nuove norme si segnalano in primo luogo perché danno un’unica cornice valida per tutti i Paesi aderenti all’Unione Europea, facendo chiarezza, e introducono reati che prima non erano considerati tali, tra questi il commercio illegale di legname, l'esaurimento delle risorse idriche, le gravi violazioni della legislazione dell'UE in materia di sostanze chimiche, e l'inquinamento provocato dalle navi.
Tra le novità, anche l’inserimento nel testo di cosiddetti "reati qualificati", vale a dire quelli che portano alla distruzione di un ecosistema e sono quindi paragonabili all'ecocidio (ad esempio gli incendi boschivi su vasta scala o l'inquinamento diffuso di aria, acqua e suolo).

Le sanzioni pecuniarie e le pene detentive

Entrando maggiormente nel dettaglio dei provvedimenti, le nuove norme prevedono che, nel caso di reati ambientali commessi da persone fisiche e rappresentanti d'impresa, la punizione sia la reclusione, a seconda della durata, della gravità o della reversibilità del danno.
nel caso di quelli che vengono definiti “reati qualificati”, il massimo di pena previsto è di 8 anni di reclusione; se si è causata la morte di una persona anche 10 anni, per tutti gli altri casi 5 anni.

Oltre a queste pene detentive, i trasgressori saranno tenuti a risarcire il danno causato e a ripristinare l'ambiente danneggiato, oltre a possibili sanzioni pecuniarie. Per le imprese l'importo potrà essere pari al 3 o 5% del fatturato annuo mondiale o, in alternativa, a 24 o 40 milioni di euro a seconda della natura del reato.
Una importante novità è data dalla possibilità degli Stati membri di poter ora perseguire anche i reati commessi al di fuori del loro territorio.

Altre novità

La nuova direttiva prevede anche attività di sostegno e assistenza per gli informatori (whitleblower) che denunciano reati ambientali. Inoltre, è stata introdotto l'obbligo per gli Stati membri di organizzare corsi di formazione specializzati per forze dell'ordine, giudici e pubblici ministeri, oltre che di redigere strategie nazionali e organizzare campagne di sensibilizzazione contro la criminalità ambientale.

Come previsto, la direttiva è ora effettiva (dal 20 maggio), perché in vigore il ventesimo giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'UE. Gli Stati membri hanno però due anni per recepire le norme nel diritto nazionale.

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