Aumento dei costi, accise e inflazione. Non è un contesto facile quello che con cui confrontarsi oggi il mondo della birra, un settore che nel nostro Paese dà lavoro direttamente e con l’indotto a circa 103.000 persone. Ma il comparto continua a dare segni di resilienza e procede il percorso verso la transizione ecologica e la sostenibilità.
AssoBirra, l’Associazione che dal 1907 riunisce le maggiori aziende che producono e commercializzano birra e malto in Italia, ha presentato la nuova edizione dell’Annual Report che punta, come sempre ad essere una fotografia dello stato di salute del segmento brassicolo
Entrando nel dettaglio dei numeri, nel 2023 si è registrata una flessione della produzione (-5,02%), dei consumi (-5,85%), dell’export (-5,36%) e dell’import (-7,5%) di birra, chiari segnali di un settore che ha sofferto lungo tutto l’asse della filiera produttiva, agricola e della distribuzione fino ai punti di consumo e vendita. Nei primi mesi del 2024 il trend di decrescita sembrerebbe essersi fermato e la speranza è che la stagione estiva possa segnare una ripresa.
AssoBirra segnala i principali elementi di criticità che provocano questa difficile congiuntura, quali il cambiamento climatico, con i conseguenti rincari e la difficile reperibilità di alcune materie prime, l’aumentato costo dell’energia e, ultimo ma non per importanza, la spinta inflattiva di tutti i prodotti, incluso il largo consumo. Questi fattori hanno generato una riduzione del potere di acquisto, ancora più pesante per il settore birrario a causa del peso aggiuntivo – rispetto alle altre bevande da pasto - delle accise. Si tratta di una tassazione che rientra nella costruzione del prezzo della birra e concorre alla contrazione e agevola le importazioni di birra da alcuni mercati a basso carico fiscale. Oggi il comparto versa all’Erario oltre 700 milioni in accise annue oltre la contribuzione fiscale ordinaria.
Per ovviare a questo stato di cose AssoBirra chiede un percorso di riduzione strutturale delle accise, quella che definisce “una politica fiscale più equa, che possa consentire agli attori del settore di fare innovazione, proseguire i piani di sostenibilità e l’utilizzo di tecnologie avanzate”.
Le cifre della birra In Italia
Oggi il comparto occupa oltre 100 mila operatori in oltre 1.000 aziende creando un valore condiviso di 10,2 miliardi di euro (equivalente allo 0,54% del PIL).
Secondo i dati di AssoBirra, nel 2023 la produzione di birra in Italia ha raggiunto 17,4 milioni di ettolitri, registrando una contrazione del 5,02% rispetto ai 18,3 milioni di ettolitri del 2022, ma superando i livelli pre-pandemici del 2019 (17,3 milioni di ettolitri) e quasi eguagliando il 2021 (17,8 milioni di ettolitri).
I consumi, seppur in calo rispetto al record del 2022 (22,5 milioni di ettolitri), si sono attestati a 21,2 milioni di ettolitri nel 2023, facendo segnare un decremento del 5,85% ma mantenendo una quota che supera il massimo storico di consumo registrato fino all'anno scorso (21,2 milioni di ettolitri nel 2019) e che supera quella del 2021, delineando una crescita di oltre 20 punti percentuali (20,9%) rispetto a dieci anni fa (17,5 milioni di ettolitri nel 2013).
L’import ha registrato una flessione del 7,55% rispetto all’anno precedente, pari a 600 mila ettolitri, con 7,4 milioni di hl a fronte dei circa 8 milioni del 2022. La Germania – che gode di una tassazione 4 volte inferiore a quella italiana - rimane il principale Paese di origine dell’import, con il 41,7% del totale delle importazioni, seguita da Belgio (con una quota del 20,7%), Paesi Bassi (9,8%) e Polonia (9,4%). Tra i paesi non comunitari, che assommano un dato globale del 2,2% dell'import, il maggior esportatore verso il nostro Paese è il Regno Unito, con quasi 95 mila ettolitri su circa 135mila del totale non-UE.
Anche l’export mostra un aggregato inferiore a quello del 2022 (3,6 milioni di hl nel 2023, con un -5,36% rispetto ai 3,8 dell’anno precedente). La distribuzione dell'export vede un calo della quota verso il Regno Unito (44,1% vs il 48,2% del 2022, pari a -250 mila ettolitri nel 2022), ma un aumento delle esportazioni verso Albania e soprattutto Francia, con un dato in crescita del 57%. Tra i canali distributivi e di consumo riemerge il fuori casa, che nel 2023 registra un +1,8% rispetto all’anno precedente - di fatto mantenendo gli stessi volumi, con consumi complessivi leggermente inferiori agli 8 milioni di ettolitri – bilanciando in parte l’ampia flessione di consumo domestico del canale GDO, che hanno dovuto fare i conti con una forte elasticità della domanda e della riduzione del potere d’acquisto.
Le prospettive secondo il Presidente
Alfredo Pratolongo, Presidente di AssoBirra, ha dichiara: "Nonostante le contingenze sfavorevoli e gli attuali fattori di frenata, che rischiano di rallentare o limitare un ulteriore sviluppo del settore birrario, siamo convinti che la birra abbia le caratteristiche per tornare a crescere in futuro. La capacità di innovare degli imprenditori, sia a livello di prodotto che nelle strategie di sostenibilità, ci permette di rispondere alle esigenze dei consumatori, attuali e prospettiche, e di fare leva su alcuni macro-trend del mercato italiano: localismo, salubrità e leggerezza, che consentono di far apprezzare ai consumatori la grande varietà e qualità dell’offerta brassicola in Italia. Le aziende hanno investito in tecnologie avanzate e pratiche sostenibili, valorizzando i territori e il patrimonio culturale del nostro Paese, portando la birra ad essere oggi una bevanda da pasto integrata nelle abitudini degli italiani e un'icona della convivialità, nonché un prodotto democratico e accessibile, sia per il gusto che per il basso tenore alcolico, con una qualità davvero eccellente”.
La versione integrale dell’Annual Report 2023 di AssoBirra è disponibile a questo link:
https://www.assobirra.it/wp-content/uploads/2024/06/AnnualReport-2023.pdf