Gli amanti italiani del nettare di Bacco scelgono più spesso vini sostenibili, autentici e biologici; amano viaggiare e visitare le cantine, e preferiscono packaging leggeri e innovazioni. Una fotografia del settore vitivinicolo e un focus sui consumatori del futuro a cura di Nomisma presentata in occasione del III° Forum Mondiale delle Donne del Vino, l’Associazione di enologia al femminile più grande al mondo.
Nomisma Wine Monitor ha intitolato la sua presentazione “Vino 5.0: la rivoluzione dei consumi”; i dati, presentati da Roberta Gabrielli, Head of Marketing e Business Processes di Nomisma, fotografano la realtà di un settore in cui l’Italia è il primo produttore mondiale di vino, posizionandosi al secondo posto per valore delle esportazioni, superata solo dalla Francia.
Nello specifico, il panorama vitivinicolo italiano si distingue per la sua varietà e frammentazione costituito da 30.000 aziende di trasformazione, di cui 1.800 a carattere industriale e ben 241.000 imprese agricole impegnate nella fase iniziale della filiera. Il fatturato complessivo è stimato sui 16 miliardi di euro, pari al 9% dell’intero settore Food&Beverage italiano; 7,8 miliardi di euro l’export, corrispondenti al 15% del totale Food&Beverage. Si calcola che siano 74.000 gli addetti diretti, ma il numero sale a 1,3 milioni considerando logistica, distribuzione, ristorazione e turismo enogastronomico.
Negli ultimi 20 anni, il consumo di vino in Italia è calato da 29,3 milioni di ettolitri nel 2003 a 21,8 milioni nel 2023. Diminuisce il consumo di vino anche in Europa e, più in generale a livello globale, tra il 2003 e il 2023 sono diminuiti di 18 milioni di ettolitri a causa del cambiamento delle abitudini di consumo. Ma non tutti vedono nero: si assiste infatti ad uno spostamento dei consumi con una crescita in altre aree come Stati Uniti, Asia e Australia.
Il fenomeno accompagnato da un aumento del valore percepito grazie alla riqualificazione dell’offerta e al cambio di mix produttivo: l’incidenza dei vini sfusi è scesa dal 35% al 19%; il segmento degli spumanti (incluso il Prosecco) è quadruplicato, raggiungendo il 24%; il prezzo medio all’export dei vini imbottigliati è cresciuto del 70%, passando da 2,57 euro/litro nel 2010 a 4,37 euro/litro nel 2023.
Rispetto al futuro del vino, il Forum ha evidenziato l’importanza di intercettare i nuovi trend di consumo, in particolare tra i più giovani (Generazione Z e Millennials). In questo scenario, i temi di maggior interesse riguardano la sostenibilità e il packaging eco-friendly, che sono diventati fattori determinanti nelle scelte d’acquisto. Interessante anche la crescita dell’interesse, seppur ancora contenuta, per edizioni limitate e nuove modalità di consumo, come il vino in lattina, particolarmente apprezzato all’estero, in particolare dai Millennial americani. In linea con un trend generale, il report segnala ance una maggiore attenzione da parte dele consumatrici relativamente alla qualità e agli aspetti salutistici del prodotto. L’enoturismo, che con un giro d’affari di 2,9 miliardi di euro nel 2023, rappresenta una risorsa strategica, soprattutto per le piccole aziende. Questo settore sta conoscendo una rapida crescita, alimentato dall’aumento dei flussi turistici e dall’interesse per esperienze autentiche legate al territorio.
Per quanto riguarda le nuove generazioni, i Millennials e i Gen X dimostrano una maggiore attenzione ai vini di qualità, alla diversità regionale e agli aspetti legati alla salute, mentre i Baby Boomers mantengono abitudini più tradizionali. Aumentano i consumatori di vino occasionali (da 45% a 60%). Un fenomeno che interessa in particolare coloro dai 25 anni in su. I consumatori più giovani, in particolare la Gen Z, cercano vini che siano non solo di qualità, ma anche sostenibili, autentici e capaci di raccontare una storia.
Fonte: Nomisma