Troppe tensioni geopolitiche su scala mondiale, che potrebbero influenzare bruscamente i prezzi, consigliano prudenza. Tuttavia la 116ª edizione di Fieragricola di Verona è stata l’occasione per fare il punto sui numeri del settore a livello nazionale e internazionale.
L’ultima quotazione del Global Dairy Trade, l’asta quindicinale dei prodotti lattiero caseari in Oceania che rappresenta il termometro delle tendenze globali segna dati positivi per tutte le principali voci a listino: burro +5,8%, cheddar +1%, polvere di latte intero WMP +1,7%, polvere di latte scremato SMP +1,2%, fonte: Clal.it.
Le produzioni sono rimaste sostanzialmente invariate, con i principali Paesi esportatori di formaggi, polveri e burro (Argentina, Australia, Bielorussia, Cile, Nuova Zelanda, Ue-27, Usa, Uruguay) che hanno prodotto solamente lo 0,2% di latte in più rispetto all’anno precedente, mentre la domanda mondiale è in aumento dello 0,6% con scambi mondiali sostenuti (+4,1% le importazioni in milk equivalent e +3,1% le esportazioni, fonte: Clal.it), il che fa sperare che il 2024 possa assicurare margini di guadagno in crescita per gli allevatori.
I costi di produzione, rappresentati in buona parte in zootecnia dalle razioni alimentari, potrebbero avere parabola discendente: i prezzi del mais potrebbero indebolirsi e sono possibili spirali ribassiste anche per la soia, grazie alla super-produzione sudamericana (fonte: Commodity Outlook Ing Bank).
Passando alla situazione nell’Unione europea, la produzione lattiera ha un aumento complessivo dei 27 Paesi dell’Ue solamente dello 0,1% fra gennaio e novembre 2023 rispetto allo stesso periodo del 2022. Crescono le consegne di latte della Germania, primo produttore Ue con 29.773.000 tonnellate prodotte (+1,7%, ma in frenata a ottobre e novembre), Paesi Bassi (12.748 tons prodotte, +1,2% su base tendenziale) e Polonia (che con 11.906.000 tonnellate prodotte fra gennaio e novembre 2023, +1,6%, supera l’Italia, che si attesta a 11.815.000, -1,1 per cento). Francia e Irlanda, rispettivamente al secondo e al sesto posto per volumi prodotti in Ue-27, fanno registrare una flessione del –2,9% e del -3,2% tendenziale.
In Italia i prezzi del latte spot stanno registrando una ripresa, dopo la flessione segnata a dicembre. In Borsa merci a Verona, piazza di riferimento nazionale insieme a Milano per il latte spot (è il latte libero sul mercato, con contratti di fornitura non superiori a tre mesi), l’ultima quotazione di lunedì 22 gennaio ha segnato un incremento dello 0,5%, portando i valori della materia prima italiana a 51 €/100 kg.
Segnali positivi per il sistema lattiero caseario Made in Italy arrivano anche dall’export, che ha superato fra gennaio e ottobre 2023 i 6,37 miliardi di euro in valore (+10,2% sullo stesso periodo del 2022), grazie a prezzi unitari in aumento. Positive, in particolare, le voci dell’export di burro e altri grassi (+30,6%), delle polveri (+217,1% per la WMP e +38,9% per la SMP), e dei formaggi, che sono il simbolo dell’arte casearia tricolore.
Una buona notizia sul fronte dell’export dei formaggi italiani. I formaggi Made in Italy nei primi dieci mesi del 2023 hanno incrementato le vendite oltre confine del 5,8% in quantità e del 13,7% in valore, superando complessivamente i 4,16 miliardi di euro e confermandosi uno dei pilastri dell’export agroalimentare. Confermano il proprio appeal Grana Padano e Parmigiano Reggiano (+5,5%, con il 59% del market share in Ue), che sono i formaggi Dop a pasta dura più venduti in quantità, ma anche i formaggi freschi (+8,1%) e i formaggi grattugiati o in polvere (+7,7 per cento).
Fonte: Fieragricola