È stata una standing ovation, al World Dairy Summit di Parigi, a chiudere la presidenza di Fil-Idf del più giovane dei tre fratelli Brazzale che guidano l‘azienda di Zanè (Vi). “Per me, appassionato fin da bambino della scienza e del latte, guidare questa organizzazione è stata la realizzazione del più grande sogno”.
Piercristiano Brazzale è stato il primo italiano della storia alla presidenza di Fil-Idf. Nata nel 1903 a Parigi, la Federazione internazionale del latte (Fil-Idf) è il più importante organismo mondiale del settore, cui aderiscono, da oltre 60 paesi, tutti gli attori della filiera: agricoltori, trasformatori, cooperative, industrie, università, centri di ricerca, governi, rappresentanti dei ministeri competenti (salute, agricoltura, etc) e numerose altre organizzazioni
Nel corso del suo ultimo intervento Brazzale si è focalizzato sulla straordinaria capacità del settore lattiero-caseario di nutrire una popolazione mondiale in rapida crescita con prodotti sicuri e nutrienti, mantenendo fede al proprio carattere sostenibile. Poi gli auguri al nuovo presidente eletto, il canadese Gilles Froment, che guiderà la federazione per i prossimi quattro anni.
“Se parliamo di ambiente e diete sostenibili, siamo convinti e vogliamo continuare a dimostrare che il settore lattiero-caseario ricopre un ruolo strategico nei sistemi alimentari sostenibili. Il settore lattiero-caseario crea economie resilienti e durature attraverso sistemi alimentari sostenibili. Ma troppo spesso, di fronte agli attacchi che il nostro settore subisce da più fronti, vedo un atteggiamento difensivo, a volte addirittura passivo. Dobbiamo cambiare il nostro approccio ed essere più proattivi e propositivi, coscienti che i nostri prodotti rappresentano un elemento di base di qualsiasi dieta equilibrata, hanno un valore nutrizionale ineguagliabile e sono fondamentali per soddisfare gli obiettivi di sviluppo sostenibile definiti dall’Onu”. Due i messaggi principali che la presidenza Brazzale ha voluto lasciare in eredità. Il primo è che nella fase di allevamento la produzione del latte è sostanzialmente net zero. Questo significa che gli animali che producono latte (vacche, capre, pecore etc.) non stanno aggiungendo nuovo carbonio all'atmosfera. La seconda riguarda l’impatto del settore zootecnico e delle sue catene di trasformazione e distribuzione sui mezzi di sostentamento.