Per l’industria del settore è stata una campagna lunga e complessa con costi di produzione che non accennano a diminuire. Inoltre, a causare molte difficoltà è stato il clima sempre più spesso caratterizzato da fenomeni violenti e improvvisi che hanno provocato frequenti fermi fabbrica e allungato il periodo di lavorazione fino ad inizio novembre.
I dati finali forniti da ANICAV, l’Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali, che è la più grande associazione di rappresentanza delle imprese di trasformazione di pomodoro al mondo per numero di imprese aderenti e quantità di prodotto trasformato, parlano di una produzione di 5,4 milioni di tonnellate di prodotto, con solo una leggera riduzione dell’1,3% rispetto al 2022.
Analizzando nel dettaglio, al Nord il trasformato finale si è attestato a 2,8 milioni di tonnellate (-3% sul 2022), mentre al Centro Sud sono state trasformate 2,6 milioni di tonnellate di pomodoro, un quantitativo in linea con quello della scorsa campagna nonostante un maggiore investimento in ettari (+5%) rispetto allo scorso anno. In entrambi i bacini produttivi si è registrato un peggioramento delle rese agricole, cui è corrisposto un calo anche delle rese industriali dei derivati destinati al consumatore finale dovuto all’esigenza di utilizzare maggiori quantità di materia prima per riuscire a garantire elevati standard qualitativi.
E’ importante ricordare che quella del pomodoro da industria rappresenta la più importante filiera italiana dell’ortofrutta trasformata e, con un fatturato complessivo 2022 di 4,4 miliardi di euro riveste un ruolo strategico e di traino dell’economia nazionale impiegando circa 10.000 lavoratori fissi e oltre 25.000 lavoratori stagionali, cui si aggiunge la manodopera impegnata nell’indotto. L’Italia è il terzo trasformatore mondiale di pomodoro dopo gli USA e la Cina, resta primo trasformatore di derivati destinati direttamente al consumo finale, rappresenta il 12,2% della produzione mondiale (pari a 44,2 milioni di tonnellate) e il 52% del trasformato europeo.
“Quella appena conclusa è stata una delle più lunghe e complesse campagne degli ultimi anni. - dichiara Marco Serafini, Presidente di ANICAV – I continui stop and go legati al susseguirsi di eventi meteorologici avversi, sia nella fase dei trapianti che nel corso della raccolta del pomodoro, hanno prolungato la campagna addirittura fino agli inizi di novembre incidendo in maniera significativa sui costi di produzione industriale, in primis energia e manodopera. Gli aumenti dei costi degli imballaggi primari e secondari, che già nelle precedenti campagne avevano pesato in maniera considerevole sui bilanci aziendali, e l’ulteriore incremento del costo della materia prima hanno ulteriormente peggiorato il quadro. Si tratta di una situazione che avrà sicuramente effetti negativi sulle marginalità delle imprese.”
“La campagna del pomodoro è iniziata subito in salita per le difficoltà legate al raggiungimento di un accordo sul prezzo medio di riferimento della materia prima in entrambi i bacini di produzione e le criticità sono continuate anche nel corso della trasformazione.- dichiara Giovanni De Angelis, Direttore Generale di ANICAV – In particolare al Centro Sud si è registrata una smisurata e ingiustificata lievitazione dei prezzi: una situazione che ha messo in seria discussione il rapporto di filiera che dovrà, a nostro avviso, essere necessariamente riformato.”