Il titolo professionale di Tecnologo Alimentare nel pronunciarlo non crea molto appeal: ammettiamo che la parola “tecnologo” dal punto di vista sonoro induce una certa rigidità. La tecnologia nell’immaginario collettivo desta a volte una sensazione negativa anziché positiva. Ciò nonostante oggi il titolo è impiegato e a volte persino abusato.
Ci sono aziende che cercano “il tecnologo”, laureati non iscritti che si definiscono “tecnologi” abusandone in modo illegale, aziende di selezione del personale che cercano “tecnologi”…quindi in realtà la nostra professione possiede del fascino.
Perché la rigidità apparente della parola trasmette anche rigore, competenza, problem solving.
La multidisciplinarietà che caratterizza la nostra figura è una peculiarità straordinaria. Riusciamo a vedere tutto ciò che ruota intorno all’alimento in maniera incredibile: non solo la microbiologia, ma anche la chimica, l’aspetto nutrizionale e organolettico, il packaging, la formulazione, la shelf life, il layout e il processo…quest’ultimo è il fondamento per la creazione dell’alimento e noi possiamo contribuire, assieme ad altre figure, in modo significativo a far sì che quel prodotto che arriverà in tavola sia sicuro, buono e lo sia sempre e magari cercando di sprecare meno risorse possibili.
Il Tecnologo Alimentare ha delle potenzialità singolari, ammettiamolo: possiede tutti gli strumenti per contribuire veramente in modo significativo e impattante nel mercato.
Da un lato assistiamo le aziende e il mondo HO.RE.CA a lavorare “bene”, dall’altro svolgiamo un ruolo etico poiché garantiamo indirettamente ai consumatori gli alimenti che mettono a tavola.
Ed è qui che risiede l’importanza di appartenere a un albo professionale: il rispetto del codice deontologico e del giuramento del Tecnologo Alimentare unitamente all’aggiornamento formativo continuo sono alcuni degli elementi che possono affermare il nostro ruolo impattante nella filiera.
L’attuale Consiglio dell’Ordine Nazionale è a fine mandato e molti degli attuali componenti hanno terminato la loro avventura volontaria nel cercare di contribuire alla crescita della nostra professione.
Personalmente ho cercato di incrementare la notorietà della nostra figura professionale nei confronti degli stakeholder privati e pubblici del settore, e questa rivista è una delle iniziative promosse. Ma l’intento era anche quello di solleticare l’entusiasmo tra i colleghi, la rete preziosa che costituisce il nostro albo.
Il percorso dell’attuale Consiglio ha sostenuto delle difficoltà e mi scuso sin da ora delle inevitabile inefficienze, che si possono essere create.
Spero che alcuni di voi abbiano apprezzato gli sforzi e che abbiano la voglia di mettersi in gioco nel contribuire in modo attivo e volontario alla nostra meravigliosa professione.
Serena Pironi
Past segretario del Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Tecnologi Alimentari