Il nuovo regolamento UE in materia di imballaggi, presentato il 30 novembre dal Parlamento Europeo, è atto a ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi monouso e di plastica.

La nuova proposta di regolamento interviene aggiornando il regolamento 2019/1020 sulla vigilanza del mercato e sulla conformità dei prodotti assicurando pari condizioni di concorrenza per tutti gli operatori economici e la Direttiva 94/62/CE che mira ad armonizzare le misure nazionali e ridurre l’impatto degli imballaggi mediante il recupero e il riciclaggio.

All’interno del Piano di Azione UE per l’economia circolare, il nuovo regolamento, consultabile sul sito della Commissione Europea,  permetterà di ridurre di 18 milioni di tonnellate la produzione di rifiuti di imballaggio entro il 2030. La Commissione pronostica una maggiore riduzione dei packaging utilizzati per il trasporto, come le scatole di cartone, e delle bottiglie di vetro per bevande. Il packaging è uno dei principali settori che sfrutta materiali vergini: il 40% della plastica e il 50% della carta utilizzata nell’UE sono destinate agli imballaggi.

I protagonisti della filiera del packaging e le istituzioni si sono confrontati sulle diverse criticità delle normative del Nuovo Regolamento Imballaggi e sulle diverse strategie messe in atto.

Parola alla filiera

“Noi non siamo contro il cambiamento,” ha dichiarato Riccardo Cavanna, Presidente di UCIMA (Unione Costruttori Italiani di Macchine Automatiche per il Confezionamento e l’Imballaggio). “Il problema è che questo regolamento sta creando confusione. Noi abbiamo avuto sempre un ruolo da protagonisti nel portare la filiera a raggiungere importanti risultati in termini di circular economy, ma abbiamo bisogno di un approccio concreto e che valorizzi il percorso intrapreso finora. L’obiettivo comune è la salvaguardia del nostro Pianeta”.

“La fattibilità tecnica del nuovo regolamento non è un aspetto da poco e va valutata attentamente,” ha aggiunto Dario Previero, Presidente di AMAPLAST (Associazione Nazionale Costruttori di Macchine e Stampi per Materie Plastiche e Gomma). “Fare fronte comune tra Associazioni ha lo scopo di poter dar voce alle perplessità delle aziende e poter lavorare per la miglior soluzione possibile.”

Marco Ravazzolo, Confindustria, ha dichiarato: “Non accettiamo lo spostamento di paradigma del nuovo regolamento europeo dal riciclo al riuso. È un approccio non suffragato da dati scientifici. Un esempio: il massivo uso di acqua per permettere il riutilizzo”.

Il Sen. Luca de Carlo, Presidente della Commissione Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare del Senato, ha aggiunto: “Non bisogna farsi intimorire da mode ideologiche che criminalizzano la plastica. L’Italia rappresenta un modello per il riciclo, va difeso”.

Lo sguardo poi si è ampliato, presentando il punto di vista di Francesca Stevens, Segretario Generale EUROPEN, The European Organization for Packaging and the Environment: “In Italia c’è grande attivismo da parte di Confindustria e del governo per difendere le istanze della filiera italiana del packaging. Da altri paesi le resistenze sono più morbide, ma serve coesione da parte di tutti perché la strada che si sta percorrendo è rischiosa per molti aspetti”.

In seguito hanno preso la parola gli imprenditori, che insieme a Giflex (Gruppo Imballaggio Flessibile) si sono confrontati sulle criticità delle normative nei rispettivi settori durante una tavola rotonda. “Credo che questo regolamento,” ha sostenuto Alberto Palaveri, Presidente di Giflex, “non acceleri lo sviluppo, ma bensì lo freni. Il rischio è ritrovarsi le nostre aziende più povere e i consumatori meno tutelati sotto il profilo della sicurezza”.

Walter Bertin, Presidente e CEO di Labomar Spa, in linea con quanto sostenuto da Palaveri ha evidenziato i risultati già ottenuti: “Ci sono prodotti in commercio che già implicano un basso impatto ambientale, basato sul riciclo. È rischioso rimettere in discussione anni di sviluppo”.

Alessandro Lazzarin, Presidente di Latteria del Montello (Nonno Nanni): “Con la nostra azienda siamo molto attenti a quel che sta succedendo perché le norme del regolamento impattano notevolmente sul modo di fare sviluppo. In questa fase serve più chiarezza”.

 

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