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Durante l’Assemblea Generale annuale di Italmopa, l’Associazione Industriali Mugnai d’Italia che fa parte di Confindustria, sono stati diffusi i dati del 2023 del comparto molitorio nazionale, che segnalano un andamento positivo dei volumi produttivi nel comparto della macinazione del frumento tenero mentre si è registrata una contrazione in quello del frumento duro.

Dopo i picchi raggiunti nel 2022, c’è stato un forte ridimensionamento delle quotazioni degli sfarinati e dei sottoprodotti della macinazione, che ha pesato negativamente sul fatturato del settore molitorio che si è situato complessivamente su 4,975 miliardi di euro con una contrazione complessiva del 18,5% rispetto al fatturato 2022 calcolato in 6,102 miliardi di euro.
I volumi di sfarinati prodotti dall’Industria molitoria nazionale si sarebbero attestati, nel 2023, su 8.151.000 t con un incremento complessivo dello 0,3% circa rispetto ai volumi calcolati nel 2022, pari a 8.128.ooo t, mentre il volume complessivo dei prodotti dell’Industria molitoria italiana – comprensivi anche dei sottoprodotti della macinazione – avrebbe raggiunto 11,608 milioni di tonnellate (11,583 milioni di tonnellate nel 2022).

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Il comparto della macinazione a frumento tenero

Per il settore della macinazione del frumento tenero, si sarebbe verificato nel 2023, un incremento produttivo dei volumi di farine stimato in misura del 2,1% rispetto al 2022 (da 4,062 a 4,146 milioni di tonnellate). L’andamento positivo ha riguardato anche il principale canale di commercializzazione, quello della panificazione e dei prodotti sostitutivi, che aveva fatto registrare, nel corso degli ultimi decenni, una dinamica flessiva: la produzione di farine destinate al canale della panificazione e dei prodotti sostitutivi avrebbe così registrato un’incoraggiante crescita complessiva dell’1,5% trainata, in particolare, dalla richiesta proveniente dalla grande distribuzione.
Sostanzialmente stabile, ma comunque con segno positivo, la produzione di farine destinate al comparto dolciario nonostante la contrazione della domanda per la produzione di dolci da ricorrenza.
Proseguono, infine, i trend particolarmente positivi, e ormai consolidati negli anni, della domanda proveniente, da un lato, dai canali pizza, fresca e surgelata, e, dall’altro, dall’export per via di un sempre più diffuso apprezzamento, all’estero, della qualità e della versatilità delle farine italiane.
In riduzione, infine, il volume di farine venduto sugli scaffali che conferma un ridimensionamento dopo i fenomeni di accaparramento che si erano verificati, da parte dei consumatori, nella prima fase dell’emergenza Covid.
Nel 2023 il fatturato del comparto molitorio a frumento tenero, tenuto conto della riduzione media, rispetto al 2022, del prezzo delle farine (-14,5%) e dei sottoprodotti della macinazione (-22,7%) - quale conseguenza risultante in primis da una riduzione delle quotazioni della materia prima frumento tenero (-25,6% rispetto al 2022) e anche dei costi energetici e logistici - dovrebbe situarsi su 2,555 miliardi di euro circa con una riduzione del 14,7% rispetto al fatturato 2022, calcolato in 2,997 miliardi di euro.

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Il comparto della macinazione a frumento duro

Per il segmento del frumento duro, è stata stimata, nel 2023, una contrazione, rispetto al 2022, dell’1,5% circa della produzione di semole. Riflette una minor domanda proveniente dall’Industria pastaria, principale canale di sbocco dell’Industria molitoria a frumento duro, per via di un rallentamento sia della domanda interna, sia delle esportazioni di pasta alimentare di semola di frumento duro.
Il fatturato del comparto a duro sarebbe in riduzione a 2,420 miliardi di euro rispetto a 3,105 miliardi di euro nel 2022 (-22,1%) risultante non solo da un calo della domanda ma soprattutto dalla riduzione delle quotazioni medie delle semole quale conseguenza, in particolare, della riduzione dei principali costi di produzione (materia prima frumento duro, energia, logistica…).

Il commento

“Nel 2023 sono stati sensibilmente ridimensionati gli eccessi verificatisi l’anno precedente sui mercati internazionali delle materie prime, siano esse agricole o meno, che avevano impattato sui principali costi di produzione degli operatori della filiera. Le fluttuazioni repentine dei mercati internazionali, unitamente ai risultati deludenti dei raccolti nazionali, hanno così determinato oggettive difficoltà per alcuni anelli della filiera che non hanno agevolato lo sviluppo di un confronto sereno tra gli attori che la compongono” evidenzia Andrea Valente, Presidente Italmopa “In questo contesto, Italmopa conferma l’assoluta necessità di superare, attraverso un piano di settore organico e condiviso, le criticità strutturali che contraddistinguono la filiera ed in particolare la produzione primaria. Auspichiamo, a tal fine, la massima collaborazione tra le parti, e che vengano pertanto archiviate contrapposizioni dannose o dogmatismi antiindustriali che non giovano agli interessi dell’intera filiera e, più in generale, del sistema paese”.

 

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