Grazie alla collaborazione con consorzi, imprese, università, il Comune di Milano ha sviluppato un modello di riciclo degli scarti della filiera alimentare che permette di differenziare fino a quasi il  60% dei rifiuti.

Per rendere il sistema davvero fluido e ancora più efficiente è necessario puntare sull’innovazione, guardando alle start-up. Ispra calcola che nel 2018  abbiamo prodotto 14,5 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari o derivanti dal packaging degli alimenti. Numeri monstre che testimoniano quanto il mercato del cibo, in tutte le sue sfaccettature, sia una questione  di primaria importanza, i cui risvolti vanno ben oltre le nostre tavole. Si tratta di un mercato che ha il suo fulcro nelle città. Il tema della catena di produzione e smaltimento del  cibo, infatti, è legato a doppio filo agli spazi urbani: entro il 2050, l’80% di tutto il cibo prodotto a livello  globale sarà consumato nelle città. Non a caso, le città sembrano essere i luoghi in cui le strategie di economia circolare applicate al cibo possono agire in modo più efficace.

Un esempio emblematico è il caso di Milano: è la più grande città in Europa ad utilizzare il sistema di raccolta porta a porta. Stando sempre ai dati Ispra, in termini di percentuale di raccolta differenziata, il Comune di  Milano si colloca al primo posto delle città al di sopra del milione di abitanti con il 58,8% e al secondo posto  tra le città sopra ai 200 mila abitanti. Questi dati dimostrano che un modello cittadino di economia circolare del cibo è possibile, ma per realizzarlo occorre fare sistema.

Sono moltissime le startup che oggi possono dare un contributo importante per migliorare la filiera del cibo in Italia e le cui soluzioni possono essere integrate nel sistema dello smaltimento dei rifiuti alimentare delle città. Infatti, molti degli “ingranaggi” dell’economia circolare  possono essere ancora perfezionati. Per esempio: attraverso soluzioni che abilitino il controllo della qualità  del cibo, o che ne migliorino la tracciabilità lungo l’intera catena del valore, o ancora che aiutino o migliorano il recupero delle eccedenze alimentari o che abilitano la sostenibilità della catena dei fornitori. 

Oggi, la priorità è ridurre lo spreco, recuperare gli scarti e minimizzare l’impatto ambientale dell’intera industria alimentare. Una risposta che può arrivare proprio dall’economia circolare come modello di produzione, consumo di beni e servizi e – soprattutto – gestione dei relativi scarti, orientato al principio di conservazione del valore socioeconomico dei prodotti.  

 

di Riccardo Porro

Chief Operations Officer di Cariplo Factory

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