Nel primo anno della pandemia da Covid-19 nell’Unione europea lo spreco alimentare domestico ha superato quello delle industrie. E la strada per dimezzare gli sprechi alimentari, obiettivo 12.3 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, sembra più lunga. Per l’esattezza, si attesta al 71% del totale lo spreco alimentare delle famiglie, della ristorazione e del commercio al dettaglio, mentre quello dei settori della produzione e della trasformazione contribuisce con il restante 29%. I dati sono quelli elaborati nel primo monitoraggio sui rifiuti alimentari, distinti per settore, pubblicato il 25 ottobre 2022 dall’Istituto di ricerca europeo, con l’esclusione degli sprechi prodotti dagli alimenti non raccolti o non autorizzati alla commercializzazione.
La misurazione dello spreco alimentare ha un ruolo chiave sia nell’ambito della strategia di riduzione dei rifiuti che nella diminuzione delle risorse utilizzate lungo la filiera alimentare, a beneficio di agricoltori, aziende e consumatori, in termini di risparmio economico, e a vantaggio dell’ambiente con la riduzione dell’impatto ambientale dovuto alla produzione, al trasporto e alla trasformazione degli alimenti. Gli Stati membri sono tenuti, come previsto dalla direttiva 2008/98, a inserire nei loro programmi di riduzione dei rifiuti anche le azioni di prevenzione degli sprechi alimentari, da valutare sulla base di una metodologia di misurazione comune – decisa dalla Commissione – che fa riferimento alla massa fresca. Sulla base dei quantitativi di rifiuti alimentari comunicati dai paesi per l’anno 2020, è stato dunque misurato lo spreco alimentare in tonnellate di massa fresca, per settore di attività.
Ammonta a 57 milioni di tonnellate di massa fresca lo spreco alimentare totale, mentre i rifiuti alimentari domestici rappresentato oltre 31 milioni di tonnellate di massa fresca, con una quota del 55 % del totale. Il secondo settore in termini di quota (18 %) è stato quello della lavorazione e della produzione, dove la quantità di rifiuti alimentari misurati è stata leggermente superiore a 10 milioni di tonnellate di massa fresca. La quota rimanente, un quarto dello spreco alimentare totale, proveniva dal settore della produzione primaria (6 milioni di tonnellate, quota dell’11% sul totale degli sprechi alimentari), ristoranti e servizi di ristorazione (oltre 5 milioni di tonnellate, 9% sul totale) e della distribuzione al dettaglio e di altro tipo dei settori alimentari (oltre 4 milioni di tonnellate, quota 7%).
Per quanto riguarda la produzione pro capite, nel 2020 in Ue sono stati prodotti circa 127 chilogrammi (kg) di rifiuti alimentari per abitante. Le famiglie hanno generato un quantitativo di rifiuti alimentari pari a 70 kg per abitante. Sono invece rispettivamente 14 kg e 23 kg per abitante i rifiuti alimentari derivanti dai settori della produzione primaria e dalle aziende di prodotti alimentari e bevande (settori in cui sono già strutturati progetti per il riutilizzo degli scarti). Il settore della ristorazione ha prodotto 12 kg di rifiuti alimentari a persona, mentre la vendita al dettaglio è il settore che produce la minor quantità di rifiuti alimentari, 9 kg a persona, anche se l’impatto dei lockdown da Covid-19 in questo settore è ancora in fase di analisi.
L’Unione europea ha assunto impegni ben precisi per ridurre gli sprechi alimentari attraverso misure di prevenzione e spingendo sulla necessità di adottare un modello di produzione e consumo più sostenibile. Misure che rientrano nel piano d’azione dell’Ue per l’economia circolare come l’istituzione, nel 2016, della piattaforma dedicata alla prevenzione degli sprechi alimentari. Oltre a definire le strategie necessarie per evitare gli sprechi, la piattaforma consente di condividere buone pratiche tra istituzioni, esperti e portatori di interessi, e supporta la Commissione nell’adozione di orientamenti per facilitare le donazioni di alimenti, l’uso di alimenti non più destinati al consumo umano come mangimi per animali, lo sviluppo di una metodologia di misurazione dello spreco e la revisione delle regole sull’etichettatura degli alimenti. Azioni che vanno nella direzione dell’obiettivo 12.3 delle nazioni Unite: entro il 2030, dimezzare lo spreco alimentare globale pro-capite a livello di vendita al dettaglio e dei consumatori e ridurre le perdite di cibo durante le catene di produzione e di fornitura, comprese le perdite del post-raccolto.
https://ec.europa.eu/eurostat/web/waste/data/database?node_code=env_wasfw
https://food.ec.europa.eu/safety/food-waste/eu-actions-against-food-waste/eu-platform-food-losses-and-food-waste_en
Fonte: ecodallecitta.it