I risultati di uno studio americano sull’associazione tra diete vegetariane/vegane e la mortalità. Nonostante gli evidenti benefici dell’apporto delle verdure all’organismo (con la riduzione di malattie cardiovascolari e diabete abbassando i valori ematici di colesterolo), lo screening su persone con stili alimentari assai diversi non è emersa alcuna differenza nel rischio di mortalità.
Le diete vegetariane non hanno alcun impatto significativo sul rischio di mortalità per tutte le cause in una popolazione di adulti di mezza età e anziani, che in oltre il 90% dei casi era onnivora, e nella restante parte vegetariana o vegana. Ecco quanto si legge in un articolo pubblicato sul Journal of Health, Population and Nutrition firmato da Yumie Takata, epidemiologa nutrizionale alla Oregon State University, e colleghi.
«La progressiva diffusione delle diete vegetariane ha aumentato la necessità di studiarne le ripercussioni a lungo termine sullo stato di salute» scrivono i ricercatori, sottolineando che un numero limitato di ricerche ha stimato il rischio di mortalità sul vegetarianismo autoriferito, riportando peraltro risultati discordanti.
«È noto che le diete vegetariane riducono il rischio di malattie cardiovascolari e diabete abbassando i valori ematici di colesterolo e migliorando la sensibilità all’insulina dato il contenuto di quantità maggiori di fibre, vitamine, minerali e composti bioattivi, nonché di minori concentrazioni di grassi totali e saturi rispetto agli alimenti di origine animale» riprende Takata. Ma nonostante i benefici per la salute, alcune diete vegetariane spinte come le vegane, che escludono tutti i prodotti animali, possono causare carenza di vitamina B12. E partendo da questi presupposti i ricercatori statunitensi hanno studiato l’associazione tra diete vegetariane o vegane e mortalità per tutte le cause nei 117.673 partecipanti al PLCO Cancer Screening Trial, uno studio randomizzato il cui scopo era verificare se alcuni esami di screening potessero ridurre la mortalità per cancro alla prostata, al polmone, al colon-retto e alle ovaie. Sulla base dei dati dietetici auto-riferiti, i partecipanti sono stati classificati in quattro gruppi: vegani, che escludevano i prodotti animali, latto- e ovo-vegetariani, solo latticini e uova, i pesco-vegetariani, solo pesce e frutti di mare, e gli onnivori, che consumavano tutti i prodotti di origine animale.
E dopo un follow-up medio di 18 anni dallo lo studio non è emersa alcuna differenza nel rischio di mortalità per tutte le cause tra i quattro gruppi alimentari, nonostante il fatto che, rispetto a vegetariani e vegani, gli onnivori avessero maggiori probabilità di fumare e bere alcolici e di avere un indice di massa corporea (BMI) più alto.
Journal of Health, Population and Nutrition 2023. Doi: 10.1186/s41043-023-00460-9