"Coronavirus" è stato il termine maggiormente ricercato a livello globale nel 2020 dagli utenti della rete.
Con la speranza di comprendere cosa stesse accadendo, conoscerne le cause, le conseguenze e le possibili soluzioni, insieme al desiderio di poter condividere la propria opinione, o semplicemente per moda, la maggior parte delle persone ha digitato il nome di questo microrganismo in qualche tipo di motore di ricerca.
In molti casi, i risultati di tali ricerche erano troppo complessi, per poter essere compresi dai più o, al contrario, troppo generalisti per poterne ricavare qualche informazione veramente utile. Di certo i non addetti ai lavori, avranno trovato più utili siti ricchi di indicazioni pratiche, sul come lavarsi le mani, disinfettare le mascherine o quale dieta seguire nel corso della pandemia. Purtroppo, come ben noto, non tutte ciambelle riescono col buco, e la notizia falsa è dietro l’angolo (o meglio a fine corsa della rotella del mouse). A tal proposito, si è letto di tutto, dalle cure miracolose a base di aglio, alla necessità di consumare integratori di vitamine e antiossidanti necessari a stimolare il sistema immunitario, rendendolo pronto per un incontro con il virus. Alla ricerca della panacea, tocca scomodare anche i probiotici, microrganismi vivi che se somministrati in quantità sufficienti sono in grado di determinare effetti positivi sulla salute dei consumatori. Si sono moltiplicati gli studi, in questi ultimi mesi, volti a dimostrare un possibile coinvolgimento di tali microrganismi nella prevenzione e nel miglioramento dei sintomi della malattia Covid19. Questo potrebbe essere legato alla capacità dei probiotici di supportare l'integrità e mantenere la permeabilità dell’intestino, alla competizione che questi microrganismi dimostrano con i patogeni per i nutrienti e i siti di attacco, alla regolazione dell'attività delle cellule immunitarie contro i patogeni invasori e alla prevenzione di un eccesso di risposta immunitaria e infiammazione. Con ogni probabilità si tratta di un effetto indiretto più che diretto, determinato a livello del recentemente scoperto, asse intestino-polmoni. Nei pazienti con sintomi intestinali, la gravità di quelli respiratori era maggiore e viceversa. Nessuno è stato per ora in grado di sbilanciarsi decisamente a favore di una possibile indicazione preventiva o terapeutica dei microrganismi probiotici nel contesto della malattia da Sars-CoV-2, ma le osservazioni fino ad ora riportate in letteratura sembrano far riecheggiare la voce di Ilya Ilyich Mechnikov e offrirci un bicchiere di latte fermentato per pensarci su.
Benedetta Bottari
Professore Associato Microbiologia degli Alimenti
Università degli Studi di Parma