Non sono solo le chiusure forzate ad abbattere il fatturato dei pubblici esercizi: con il ricorso allo “smart working” come misura per tentare di contenere i contagi da coronavirus, bar e ristoranti perdono un’importante fetta di clientela in pausa pranzo, in particolare nelle zone urbane.
Una situazione destinata a perdurare per tutto il 2021: stando alle stime di Nomisma, quest’anno il 16% dei lavoratori italiani svolgerà almeno una giornata di lavoro a settimana da remoto, causando una perdita complessiva di 1,7 miliardi al settore del fuori casa. Ma se le giornate di lavoro a casa dovessero crescere mediamente a tre a settimana, i mancati incassi supereranno i 5 miliardi, per arrivare a 8,5 miliardi con l’intera settimana lavorativa in remoto.
Una ennesima batosta, dopo i 14,3 miliardi persi dai pubblici esrcizi nel 2020. Nomisma stima che quest’anno le perdite complessive della ristorazione potrebbero essere fra i 4,2 miliardi e gli 800 milioni, quelle dei bar fra 2,4 e 0,5 miliardi, mentre fast food, pizeerie e tavole calde potrebbero perdere fra 1,9 e 0,4 milioni, a causa della perdita della clientela di prossimità causata da lockdown e lavoro “agile”.
Circostanze che contribuiscono ad accrescere le chiusure nel settore: nel 2020 il saldo negativo fra nuove aperture e cessazioni fra i bar è stato del 7,1%, mentre per ristoranti, mense e catering è stato del 6,5%. Alla faccia di ristori o sostegni.