Dalla 77° Assemblea Annuale dell’Associazione la soddisfazione per la produzione interna e le esportazioni, ma preoccupazione per alcune misure preannunciate dall’Unione Europea.
Il 2022 si chiude col segno più per le imprese del settore: aumenta la produzione di alcol ed acquaviti, così come l’export. Particolarmente interessante la ripresa della produzione (+12%) e l’aumento dell’export della Grappa (+8%) rispetto al 2021. Tuttavia, con l’introduzione delle misure preannunciate dalla Unione Europea che mirano a demonizzare il consumo di bevande spiritose, inclusa l’introduzione della cosiddetta etichetta sanitaria, e la contemporanea assenza di strumenti legislativi che garantiscano la necessaria tutela e promozione delle bevande spiritose ad Indicazione Geografica, si mettono a rischio fino a 1.000 posti di lavoro solo nelle distillerie. È questo l’allarme lanciato da AssoDistil, Associazione Nazionale Industriali Distillatori di Alcoli e acquaviti in occasione della 77° Assemblea Annuale che ha visto la partecipazione di rappresentanti del mondo istituzionale nazionale e dell’Unione Europea.
Nonostante nel 2022 la produzione italiana di alcole e acquaviti sia aumentata del 15% in volumi rispetto all’anno precedente con una produzione pari a circa 120 milioni di litri e un fatturato di 500 milioni, il 2023 presenta molteplici sfide per il settore. Iniziative come, ad esempio l’etichetta sanitaria contenente l’introduzione di informazioni nutrizionali e sulla salute nella presentazione delle bevande alcoliche prevede di fatto l’esclusione di questi prodotti dai fondi di promozione per i prodotti agricoli.
“AssoDistil ha attivato un’intensa attività istituzionale per manifestare la propria contrarietà ad ogni misura ingiustificatamente denigratoria per il settore. A proposito di restrizioni sul consumo di alcool, vogliamo sottolineare come non si debba e non si possa separare il consumo di vino da quello delle bevande spiritose, ma occorre portare avanti un’unica battaglia in quanto l’etichetta non risolverebbe il serio problema dell’abuso di alcolici, ma rischierebbe di oscurare il contributo positivo che la produzione di distillati offre in termini di occupazione e di sostenibilità” – spiega Antonio Emaldi, Presidente di AssoDistil.
Secondo i dati di Format Research il 53% delle imprese della distillazione troverebbe interessante promuovere un piano di eventi promozionali da tenersi nei Paesi dell’UE per incrementare la conoscenza del prodotto e le vendite, cosa che non sarebbe assolutamente più realizzabile con l’entrata in vigore dell’etichetta sanitaria. Azzerare i progetti di promozione per la Grappa e per gli altri spirits rischia di vanificare la ripresa dell’export di tutte le acquaviti e liquori.
Secondo Nomisma continua la corsa della Grappa sui mercati esteri. Nel 2022 l’export di Grappa ha fatto registrare 60 milioni di euro vs i 51,5 milioni del 2021, dato che si traduce in +167% in valore e +8% in volume. Tra i mercati internazionali che apprezzano di più la grappa vi è la Germania che da sola concentra ben il 59% dell’export di settore, seguita da Svizzera (14%), Austria (5%). Da segnalare il positivo risultato nel mercato USA (+31% di export in volume) dove da 5 anni sono attivi progetti di promozione della grappa IG.
A questo si aggiunge il fatto che ancora oggi risulta inspiegabilmente sospeso il Decreto sui Consorzi di tutela delle bevande spiritose, strumento cruciale per la tutela e promozione delle produzioni tradizionali nazionali. “Auspichiamo che finalmente venga firmato il Decreto che riconosce il Consorzio della Grappa fermo da cinque anni” – prosegue Emaldi. “Le bevande spiritose devono poter usufruire delle stesse prerogative di cui godono i vini e gli alimenti ad IG, altrimenti con il rischio di produzione di bevande a nome grappa fuori dall’Italia rischia di compromettere il fatturato del comparto che per i soli distillati vale circa 500 milioni”.
Le prospettive per le imprese dei distillati
Secondo i dati di Format Research l’82% delle imprese del comparto lamenta un incremento dei costi dell’energia, mentre l’87% un aumento dei costi delle materie prime. 1 impresa su 2 ha registrato rincari superiori al 20%. In questo scenario cresce il numero di imprese che si sono rivolte alle banche per ottenere credito: il 34% ha fatto richiesta per un finanziamento e tra queste, nel 67% dei casi l’operazione è andata a buon fine. Sul fronte della sostenibilità 8 imprese su 10 hanno interesse ad essere percepite come sostenibili e il 72% di esse ritiene che il fattore green costituisca un driver per il consumatore in fase di acquisto. Il 21% delle imprese possiede almeno una certificazione green, e il 43% delle imprese non ancora in possesso di tali certificazioni intende dotarsene nei prossimi due anni, percentuale che sale al 46% considerando il prossimo quinquennio.