Al centro dell’Assemblea di Assocarni il tema de “La filiera zootecnica italiana alla prova degli attuali scenari di mercato e di politica agricola”. Grande preoccupazione per il forte calo del tasso di autoapprovvigionamento passato al 40% rispetto al 58% del 2010. Bene gli acquisti domestici di carne: il 92% dei consumatori italiani acquista regolarmente carne bovina con un’attenzione particolare per la carne prodotta nel nostro Paese.
L’evento ha preso le mosse da uno studio presentato da ISMEA che ha tracciato un quadro economico di luci e ombre del comparto bovino e ovino italiano che evidenzia la necessità di intervenire per mettere in sicurezza la produzione nazionale (il tasso di autoapprovvigionamento italiano è calato drammaticamente al 40% rispetto al 58% del 2010 – dati Ismea ), mentre una indagine Nielsen sugli acquisti domestici di carne nel nostro Paese mostra che il 92% dei consumatori italiani acquista regolarmente carne bovina con un’attenzione particolare per la carne prodotta nel nostro Paese. A fronte di una robusta domanda di carne bovina italiana da parte del consumatore italiano, Serafino Cremonini, Presidente di Assocarni ha lanciato un messaggio chiaro: "Il crollo del livello di autoapprovvigionamento al 40% è un dato allarmante per la sovranità alimentare del nostro Paese. Dobbiamo agire subito per preservare questo settore fondamentale per la sicurezza alimentare nazionale che è anche un formidabile presidio ambientale in quanto bovini e ovini sono presenti lungo tutto l’arco appenninico dal Piemonte alla Sicilia”. Cremonini ha chiesto due cose fondamentali: prevedere risorse a favore della linea vacca vitello affinché ci si affranchi, almeno parzialmente, dalle importazioni di animali vivi dalla Francia migliorando il deficit commerciale; risorse per favorire il ricambio generazionale e l’ingresso dei giovani in agricoltura.
“Il modello di allevamento italiano è fatto di equilibrio in termini di benessere animale, sostenibilità ambientale, economia circolare e presidio di un territorio con una conformazione olografica unica nel suo genere, il Paese risulta caratterizzato da un territorio collinare (pari al 41%), seguito da montagna (35%) e pianura (23%) e con 8300 km di coste e, per questo motivo, ci sembra assurdo assoggettare la nostra zootecnia alle stesse regole dei paesi europei che non hanno la stesse condizioni ambientali. Malgrado ciò, il modello di allevamento italiano è uno dei settori maggiormente penalizzati da un approccio ideologico che non ha nulla a che fare con la realtà, con i numeri, con i dati di un comparto che opera nel nostro Paese con un modello fortemente distintivo e che oggi vogliamo rivendicare con orgoglio. Bisogna sostenere chi ogni giorno vive in campagna con gli animali, i pastori, chi alleva vacche nutrici e pecore, anche per favorire un passaggio generazionale che potrà avvenire solo se questo lavoro, non semplice, verrà adeguatamente remunerato.
Assocarni ha anche posto l’accento sull’impatto economico della Blue Tongue, una malattia animale che non è trasmissibile all'uomo e che non comporta alcun problema di sicurezza degli alimenti, ma che ormai è diffusa in gran parte dell’Europa limitando fortemente il movimento degli animali all'interno del nostro Paese e verso i Paesi confinanti. Infine, l’assemblea è stata l’occasione per invitare le istituzioni UE ad intervenire nei riguardi della proposta di revisione del regolamento europeo sul trasporto degli animali che, se non verrà modificata, rischia di aumentare i costi per la filiera senza migliorare il benessere animale oltre che una azione politica più incisiva da parte delle Autorità per aprire nuovi mercati internazionali: "È fondamentale sbloccare l’export di carni bovine verso mercati strategici come Cina, Corea, Giappone e Stati Uniti come hanno già fatto alcuni paesi europei nostri competitor".