L’approvvigionamento delle materie prime è una fase cruciale dell’attività produttiva e assumerà maggiore valenza critica, nel medio termine, anche a causa delle recenti vicende economico-logistiche legate al Coronavirus. Ma la minore disponibilità di pescato comporterà anche un aumento del prezzo del pesce su scala mondiale.
Nel 2020 la produzione del settore conserve ittiche si è attestata sui 1.555 milioni di euro, in crescita dell’1,4% rispetto all’anno precedente. In termini reali la crescita è stata meno accentuata (+0,8%) con prezzi in lieve aumento. I dati Cerved evidenziano anche una sensibile ascesa delle esportazioni a valore, che ammontano a 276 milioni (incidenza pari al 17,7% della produzione). I principali paesi di esportazione sono Germania, Grecia, Austria, Canada e Slovenia. In incremento anche le importazioni (+5,4%) che rappresentano oltre il 39% dei consumi interni. Tra i principali paesi di provenienza dei prodotti troviamo Spagna, Ecuador e Germania (dai Paesi del nord Europa proviene larga parte del salmone affumicato). La domanda interna si attesta sui 2.101 milioni di euro (+1,7% sull’anno precedente): tale crescita è il saldo di risultati contrapposti ottenuti nel canale retail (+6%) e nel catering e ho.re.ca. (-37%).
Le conserve di tonno rappresentano il 68,3% dei consumi settoriale, in crescita nel 2020 (+4,4%). La domanda di conserve di quasi tutte le varietà, a eccezione di vongole, spalmabili salati e altri ittici, ha subito un discreto aumento. Più in generale crescono i prodotti di fascia premium/gourmet e dell’area salutistica (meno sale, olio biologico extravergine e altro).
La struttura dei costi evidenzia un’incidenza molto elevata delle materie prime (soprattutto pesce e olio, che incidono mediamente sul fatturato settoriale per il 55-60%) e dei costi per il confezionamento. In generale si tratta di un settore con caratteristiche simili ai settori di prima trasformazione, con un’incidenza molto elevata degli acquisti, basso valore aggiunto, immobilizzazioni materiali limitate e una redditività non elevata.
I produttori italiani sono fortemente dipendenti dall’estero per l’approvvigionamento di materia prima. La quasi totalità del tonno trasformato dalle industrie italiane è, infatti, importato sotto forma di “filetti” congelati da Paesi come Isole Salomone, Ecuador, Isola Maurizio, Indonesia, Filippine e Kenya. Questo fenomeno è dovuto alla scarsità del prodotto italiano e alla maggior convenienza di quello estero. Tuttavia, la dipendenza dalla materia prima estera espone i produttori a una maggiore variabilità dei prezzi di acquisto.
Il mercato delle conserve, sostanzialmente maturo, presenta un elevato indice di penetrazione presso le famiglie (98% tasso di penetrazione del tonno, fonte ANCIT) e pertanto risulta complesso estendere il consumo a nuove fasce di popolazione. La domanda è elevata caratterizzata da elevata sensibilità del consumo alle promozioni. Nei periodi di “normalità” economico-sanitaria oltre il 50% degli acquisti settoriali riguarda prodotti in promozione, con punte del 55% per le conserve di tonno;
Elaborazione dei dati Cerved Marketing Intelligence a cura di Diletta Gaggia