In Europa esiste una precisa regolamentazione, a tutela del consumatore, nei riguardi dell’imbottigliamento dell’acqua: il Regolamento n. 1935/2004 del Parlamento Europeo e del Consiglio (che abroga le direttive 80/590/CEE e 89/109/CEE) e il più recente Regolamento n. 10/2011 della Commissione - entrambi riguardanti i materiali e gli oggetti in plastica destinati a venire a contatto con i prodotti alimentari. Tali regolamenti sono stati emanati con il fine specifico di proteggere il consumatore, stabilendo principi generali di sicurezza di tutti i Materiali a contatto con gli alimenti (MOCA, o FCMS dall’inglese Food Contact Materials), nonché regole precise di composizione di tali materiali. 

Fra i materiali plastici più comunemente usati per l’imbottigliamento dell’acqua e di altre bevande non alcoliche vi è il polietilene tereftalato - più noto come PET - che si dimostra il miglior materiale grazie alla sua stabilità chimico-fisica, alla trasparenza, al basso peso, nonché alla buona riciclabilità. Il PET è, altresì, un polimero che non necessita dell’aggiunta di molti altri additivi durante la fabbricazione. Nonostante ciò, nell’acqua o altre bevande contenute in bottiglie di PET è possibile ritrovare le cosiddette NIAS (acronimo inglese di non-intentionally added substances, cioè sostanze non intenzionalmente aggiunte), che possono essere tossiche (per esempio antimonio o formaldeide) o addirittura cancerogene (come acetaldeide o bisfenolo) in quanto tali o perché in grado di mimare l’azione degli ormoni estrogeni naturali o di avere azione antiandrogenica - inducendo, pertanto, possibili alterazioni ormonali o la comparsa, in persone predisposte, di tumori ormono-dipendenti). È ormai scientificamente riconosciuto che la presenza di NIAS nelle bevande contenute in bottiglie di PET è strettamente correlata all’esposizione delle stesse ad elevate temperature (per esempio, per effetto dei raggi solari). È, altresì, ormai riconosciuto come il tempo di esposizione alle temperature elevate possa giocare un ruolo altrettanto importante nel rilascio da parte del PET di tali sostanze indesiderate. Ne consegue che, nonostante le specifiche regolamentazioni sui Materiali di Contatto con i Cibi, il consumatore possa non essere tutelato rispetto alla qualità dell’acqua che beve se le bottiglie di PET sono sottoposte a temperature elevate durante il trasporto o in occasione dello stoccaggio dei pallet. È stata valutata così dallo scrivente la capacità di cessione del PET di diverse marche di bottiglie di acqua in commercio seguendo le linee guida stabilite dal Regolamento (UE) n. 10/2011 del 14 gennaio 2011 e successivamente è avvenuta l’incubazione a 40°C, 50°C e 75°C. Dopo 3 e 7 giorni di incubazione i campioni sono stati di nuovo pesati e analizzati al durometro per verificarne lo spessore. L’esposizione per molti giorni a temperature elevate ha comportato la riduzione del peso e l’assottigliamento del PET; in queste condizioni di patito stress termico, si evince che tutti i campioni hanno assorbito un’elevata percentuale di sostanze tossiche cedute dal polietilene tereftalato.

Tenuto conto di quanto premesso, è stato messo a punto il BioTappo. Si tratta di un tappo in materiale acrilico ricoperto di una speciale vernice che, sottoposta a temperature elevate, vira il proprio colore dal rosa pallido al lilla. Le prove di laboratorio sono state eseguite in doppio, avvalendosi della collaborazione sia di un laboratorio di analisi privato, sia a conferma del mio dato scientifico anche dal Laboratorio dell’Ateneo di Catania e in particolare del Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Tecnologie avanzate, diretto dalla Prof.ssa Maria Anna Coniglio. Tutte le prove sperimentali hanno evidenziato un iniziale viraggio del BioTappo già a 45°C circa - se sottoposto a calore umido - e un viraggio completo – a calore secco – a partire dai 40°C circa. La vernice con la quale è stato ricoperta il tappo è stata progettata per essere irreversibile, anche se le bottiglie vengono sottoposte a temperature di refrigerazione il colore che creerebbe l’allerta per il consumatore non muta, dando cosi evidenza diretta se quella bottiglia in PET è stata o meno prima dell’acquisto esposta a temperature >40°C temperature ritenute critiche per il rilascio delle cd. NIAS. Oltre ad essere tale condizione all’ultimo step della filiera e quindi all’acquisto una possibilità che ha il consumatore stesso di diventare control quality, ho inventato questo cd. “smart packaging” col fine di rispettare quanto stabilito dal Regolamento Comunitario n. 852/2004 sull’igiene dei prodotti alimentari in merito ai requisiti per l’immagazzinamento e il trasporto dei prodotti alimentari, in modo che mediante tale regolamento, ogni operatore del settore alimentare lungo la catena alimentare potrebbe garantire la sicurezza degli alimenti senza che questa sia compromessa ed essere peraltro dato oggettivo. Inoltre, tale regolamento stabilisce che i pericoli dovrebbero essere identificati e adeguatamente controllati mediante l’applicazione dei principi del sistema dell’analisi dei pericoli e dei punti critici di controllo meglio noto come HACCP e questo rientra pienamente a tal fine.

Cristian Floriglio

Biologo e Tecnologo alimentare OTASS

 

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