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Si avvicina la data dell’entrata in vigore e, nonostante siano unanimemente riconosciute le buone intenzioni alla base del provvedimento, crescono le voci di chi esprime preoccupazione per le possibili conseguenze. In particolare per il settore agroalimentare. Critiche anche dalla Commissioni ambiente e attività produttive della Camera.

La nuova normativa dovrebbe abrogare la precedente regolamentazione: in vigore dal 1994 la Direttiva 94/62/CE era nata con l’obiettivo di armonizzare le diverse misure nazionali relative alla gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio e per promuovere il riutilizzo, il riciclo e altre forme di recupero nell’ottica di contribuire alla transizione verso un’economia circolare. Gli obiettivi erano di raggiungere almeno una quota del 65% in peso di rifiuti di imballaggio riciclati entro la fine del 2025. Più in dettaglio: 50% per la plastica, 25% per il legno, 70 % per i metalli ferrosi, 50 % per l’alluminio, 70 % per il vetro e 75 % per la carta e il cartone. Un ulteriore step per fine 2030 puntava al 70%.

Gli obiettivi

Perché rivedere questa misura allora? In realtà il nuovo Regolamento sugli imballaggi mira ad affrontare il problema che i rifiuti di imballaggio siano in costante crescita. In media, ogni europeo ne genera quasi 180 kg all’anno. Senza un intervento, l’UE stima un ulteriore aumento del 19% entro il 2030, e in particolare per quelli in plastica, addirittura del 46%.

imballaggicarneshutterstock 1919119322A livello generale, la proposta di Regolamento ha 3 obiettivi principali, prevenire la generazione di rifiuti di imballaggio, riducendone la quantità, limitando gli imballaggi non necessari e promuovendo soluzioni di imballaggio riutilizzabili e ricaricabili; promuovere il riciclaggio di alta qualità (“circuito chiuso“), rendendo tutti gli imballaggi sul mercato dell’UE riciclabili in modo economicamente sostenibile entro il 2030; infine, ridurre la necessità di risorse naturali primarie, creando un mercato ben funzionante per le materie prime secondarie e aumentando l’uso di plastica riciclata negli imballaggi attraverso obiettivi obbligatori.

Oltre ad abrogare questa disposizione, la nuova proposta di Regolamento su Imballaggi e rifiuti di imballaggio adottata dalla Commissione UE modifica il Regolamento 2019/1020/UE sulla vigilanza del mercato e sulla conformità dei prodotti e la Direttiva 2019/904/UE sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente.

L’obiettivo principale del nuovo Regolamento è di ridurre i rifiuti di imballaggio pro-capite del 15% entro il 2040, rispetto al 2018. In tal senso, la proposta prevede tre principali direttive:

Riduzione del peso e delle tipologie non necessarie di imballaggi, limitando principalmente la quantità dei materiali (plastica, vetro, carta, alluminio, ecc.) dispersi;

Riutilizzo Dal 1° gennaio 2030 sarà previsto un sensibile aumento delle percentuali di imballaggi riutilizzabili su grandi elettrodomestici, bevande da asporto, take away, scatole per trasporti;

Riciclo Sempre dal 2030 i livelli minimi di materiale riciclato aumenteranno considerevolmente:
30% per gli imballaggi in plastica sensibili al contatto in PET;
10% per gli imballaggi in plastica sensibili al contatto diversi dal PET;
30% per le bottiglie di plastica monouso per bevande; 35% per tutti gli altri imballaggi in plastica.

Come raggiungere questi obiettivi? Perché ciò avvenga le aziende dovranno proporre ai consumatori una certa percentuale dei loro prodotti in imballaggi riutilizzabili o ricaricabili, ad esempio bevande e pasti da asporto o consegne di e-commerce. La progettazione degli imballaggi sarà in formati standardizzati e l’etichettatura sarà resa più chiara e universale, i contenitori per la raccolta dei rifiuti riporteranno le stesse etichette e i simboli presenti saranno i medesimi in tutta l'UE.

Alcune tipologie di imballaggio monouso saranno vietate, come ad esempio gli imballaggi monouso per alimenti e bevande consumati all’interno di ristoranti e caffè, imballaggi monouso per frutta e verdura fresca, flaconi di shampoo, lozioni e bustine in miniatura negli hotel.

Le critiche al provvedimento

ImballaggimeleÈ soprattutto dal mondo agroalimentare che arrivano le critiche maggiori. E’ di pochi giorni fa un convegno sul tema organizzato direttamente presso il Parlamento europeo organizzato da Ortofrutta Italia, organismo interprofessionale dell’ortofrutta italiana. Massimiliano Del Core, Presidente di Ortofrutta Italia spiega: “Il nostro paese è all’avanguardia per le tecniche e i processi di riciclo del materiale plastico ed in assenza di materiali veramente alternativi, riteniamo che Plastic Free senza se e senza ma non sia una scelta realmente a garanzia della sostenibilità allo stato attuale. Plastic Waste Free potrebbe essere una risposta ed una soluzione virtuosa e percorribile, a vantaggio di tutto il sistema, del consumatore, delle comunità e dell’ambiente del nostro prezioso pianeta. Con l’applicazione del regolamento sul packaging così come attualmente previsto, vedrebbe stravolti i processi di produzione e drasticamente cambiate le abitudini di consumo, senza un comprovato beneficio al sistema in termini di sostenibilità.”

Un’altra voce preoccupata arriva dal mondo delle cooperative ortofrutticole di Francia, Italia e Spagna che, nel corso di un incontro molto partecipato sempre presso il Parlamento europeo, hanno illustrato agli eurodeputati i numerosi progressi che il settore ortofrutticolo europeo ha già compiuto nella riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari e nell’ottimizzazione dell’uso degli imballaggi e del loro riutilizzo. E hanno ribadito il loro netto giudizio negativo sul nuovo divieto di utilizzo degli imballaggi per le confezioni inferiori a 1,5 kg, definito “arbitrario, sproporzionato e discriminatorio”.

La preoccupazione è condivisa dal Parlamento italiano. A parere delle Commissioni ambiente e attività produttive della Camera, l’Italia “ha sviluppato un sistema di trattamento dei rifiuti da imballaggio in grado di conseguire, con molti anni di anticipo, gli obiettivi europei di riciclo fissati per il 2025 e per il 2030”. A giudizio dei deputati il provvedimento, pur condivisibile nei suoi obiettivi generali, potrebbe avere “effetti dirompenti” per il nostro Paese e per le sue filiere del riciclo. È per questo che le Commissioni hanno bocciato lo schema di Regolamento e invitato il Governo a sollecitare la presentazione di “una nuova valutazione di impatto” da parte della Commissione UE, con una quantificazione dei consumi di acqua ed energia legati al riuso e delle emissioni potenzialmente generate dai nuovi sistemi. Inoltre, hanno chiesto di escludere dagli obblighi più vincolanti di riutilizzo e ricarica gli Stati membri che riciclano elevate quantità di rifiuti da imballaggio.

 

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