Entro il 2022 l'UE dovrà decidere un modello unico di etichetta nutrizionale da adottare in tutti i Paesi membri. Germania, Francia e Belgio hanno già adottato il Nutriscore, progetto al quale l'Italia è contraria, giudicandolo penalizzante per l'export dei propri prodotti.
Il fronte del made in Italy, dalle associazioni, alle imprese di trasformazione, fino ad arrivare al Governo, è compatto nell'opporsi a questo modello di etichetta. Essendo calcolato per 100 grammi di prodotto e non per porzione, infatti, l'algoritmo del Nutriscore boccia l'85% delle Dop e delle Igp italiane, tra le quali sono comprese Prosciutto di Parma, Grana e olio extravergine di oliva.
Federalimentare considera il Nutriscore una forma di concorrenza sleale contro la crescita dei prodotti italiani sui mercati esteri, ma per il nostro Paese non sarà semplice far valere le proprie ragioni; importanti Paesi membri hanno già adottato questa etichetta, e altri sono molto vicini a farlo. Schierati dalla parte dell'Italia, che ha proposto a Bruxelles l'alternativa dell'etichetta a batteria, ci sono Grecia, Cipro, Ungheria, Repubblica Ceca e Romania. Ora si attende giugno, periodo in cui il Parlamento dovrà votare la relazione presentata dalle Commissioni Agricoltura e Salute.
Dal nostro Paese arrivano però anche voci pro Nutriscore, come quella di Giuseppe Remuzzi, Direttore dell'Istituto Farmacologico Mario Negri di Milano: "Tra i sistemi di etichettatura, il Nutriscore è quello che ha dimostrato una maggiore efficacia in numerosi studi sperimentali, perchè permette ai consumatori di fare scelte più consapevoli".
Remuzzi poi prosegue: "Non è un errore che gli alimenti siano misurati sulla base dei 100 grammi: usare questa proporzione permette una comparazione obiettiva dei prodotti su basi comuni. La comparazione sulla porzione è da evitare, perchè le quantità della porzione sono definite dalle aziende produttrici, spesso a loro vantaggio, e non standardizzate".
Fonte: Sole 24 Ore