Carapelli Firenze ha diffuso la stima per la campagna olivicola 2024/2025 attestando la crescita ad un ottimo +30%. La notizia può essere di buon auspicio per l’intero comparto e far parte di una tendenza generale. Negli ultimi anni gli acquisti delle famiglie sono calati e gli aumenti dei prezzi hanno certamente influito sul fenomeno. Per invertire le cose bisogna anche ricordarsi dell’importanza di divulgare la cultura dell’olio di oliva.
È un momento delicato per le imprese del comparto oleario che, con l’avvicinarsi del dato previsionale di produzione di olio di oliva in Italia, affinano le nuove strategie commerciali del dopo raccolta, alla luce dei cambiamenti che hanno caratterizzato questo mercato nell’ultimo biennio: crisi idrica, scarsità di prodotto, aumento dei prezzi oltre i massimi storici (a fianco di crescente diminuzione del potere di acquisto medio delle famiglie).
In merito alla prossima campagna olivicola 2024/2025, l’azienda toscana che è uno degli storici produttori di olio extra vergine di oliva, tra i più conosciuti e apprezzati, con oltre 130 anni di storia, e oggi parte della multinazionale alimentare Gruppo Deoleo, conferma la stima di un aumento del 30% rispetto alla passata stagione a livello di produzione mediterranea. Nella previsione, l’Italia potrebbe raggiungere le 200.000 tonnellate, secondo le prime stime annunciate da Assitol, un calo produttivo rispetto alla campagna precedente e che conferma le ridotte dimensioni dell’olivicoltura italiana, che anche nelle annate migliori non ha comunque mai superato le 350.000 tonnellate (fonte Assitol).
A livello globale, la grossa differenza la farà la Spagna, primo produttore mondiale, che dopo due anni di raccolte ai minimi storici, prevede una campagna intorno a 1.2 mio tonnellate. Buone, fra gli altri paesi produttori area UE, anche le aspettative per la produzione di Grecia e Portogallo.
Il settore deve fronteggiare un calo della domanda che è stato abbastanza importante (-16% vs 2022): in questo contesto l’obiettivo primario rimane quello di tenere alta la qualità del prodotto.
Bruno Seabra, Direttore Generale di Carapelli Firenze, ha così commentato la situazione: “Il consumo di olio di oliva in Italia è diminuito circa il 16% in questi ultimi due anni, una flessione significativa per una categoria così matura ed importante per i consumatori italiani. Dietro questo calo c’è una flessione della penetrazione della categoria nelle famiglie, ma soprattutto la riduzione dell’acquisto medio, impattato senza dubbio dai prezzi alti. Le famiglie italiane continuano a comprare ed avere l'olio extra vergine in casa, ma hanno sicuramente rinunciato alle scorte e lo hanno talvolta sostituito con altri oli più accessibili. Vista la rilevanza dell’olio extra vergine in una alimentazione corretta e nella cultura alimentare italiana, riteniamo, come impresa olearia, che si debba guardare con responsabilità al rischio di abbandono o disaffezione alla categoria dai consumatori.
Le due ultime campagne olearie con la loro limitata disponibilità e qualità, hanno spinto i prezzi a livelli molto alti, difficilmente sostenibili per i consumatori, ma non dobbiamo guardare con rimpianto ai periodi precedenti. Per anni i prezzi troppo bassi al consumo non hanno permesso una equa remunerazione dei vari attori della filiera. L’olio extra vergine è stato trattato come un prodotto civetta, ostaggio di politiche di prezzo che poco o niente avevano a che fare con il suo valore. Come in tutto il mondo del largo consumo, le promozioni hanno un ruolo fondamentale nella elasticità della categoria e nel sostenere i consumi, ma non necessariamente devono svilire il valore del prodotto. Con le aspettative di minor pressione sui prezzi con la nuova campagna, auspico che ci sarà responsabilità congiunta di produttori e GDO nel garantire il valore della categoria olio, visto che solo attraverso questo si può sostenere la filiera, garantirne una equa remunerazione ed incentivarla alla qualità.
C’è ancora tanto da fare per divulgare la cultura dell’olio di oliva, ma penso che un nuovo modo di fare informazione (basato anche sulla ricerca scientifica, per esempio, che ne esprima tutto il valore dell’olio extra vergine per la nostra salute) potrebbe fare la differenza e riportare a collocare questo alimento in una fascia di prezzo giusta anche per il consumatore. Le crisi, d’altra parte, sono opportunità - conclude Seabra - forse tutto questo ci servirà a reinventare la categoria, con nuovo slancio e nuove potenzialità, a vantaggio di tutta la catena di valore della filiera, dagli agricoltori ai consumatori finali, dagli imbottigliatori alla distribuzione”.