L’elezione di Trump con le ripetute minacce di dazi verso l’Europa ha già messo in allarme molti settori produttivi alimentari italiani che temono le conseguenze per le nostre esportazioni. Tra i primi a chiedere che non si ripeta la situazione già accaduta con la precedente presidenza del magnate Usa, il mondo del vino e degli alcoli. Gli USA rappresentano il primo mercato intercontinentale di sbocco per gli spiriti italiani.

L’imposizione dei dazi tra il 2018 e il 2021 aveva avuto un forte impatto e aveva causato danni significativi: le esportazioni di whiskey americano verso l’UE erano diminuite del 20%, mentre le esportazioni di liquori italiani verso gli Stati Uniti avevano subìto una flessione del 41%.

A dirlo Federvini, la Federazione Italiana dei Produttori di Vini, Spiriti e Aceti e DISCUS - Distilled Spirits Council of the United States, nel corso di una conferenza stampa all’Associazione della Sala Stampa Estera in Italia durante la quale hanno lanciato un appello per scongiurare la reintroduzione dei dazi sugli spiriti nel commercio transatlantico.

Il comparto degli spiriti negli Stati Uniti e in Italia sostiene circa 2 milioni di posti di lavoro. Dal 1997 al 2018, in assenza di dazi, il commercio degli spiriti tra USA e Unione Europea è aumentato di quasi il 450%, arrivando a generare un valore di circa 200 miliardi di dollari.

Se la sospensione dei dazi di riequilibrio nel contenzioso riguardante l'acciaio e l'alluminio non verrà prolungata, a partire dal 1° aprile 2025 le importazioni di whiskey statunitense nell'UE saranno nuovamente soggette a dazi del 50%, vanificando la ripresa, +60%, registrata tra il 2021 e il 2023 a seguito della sospensione dei dazi.

Se non sarà scongiurata una nuova imposizione di dazi sull’importazione negli USA di spiriti prodotti in Europa, gli effetti si faranno sentire pesantemente sull’intera filiera produttiva e distributiva europa. Gli USA rappresentano il primo mercato intercontinentale di sbocco per gli spiriti italiani: 13% del totale export per un valore, nei 10 mesi gennaio-ottobre 2023, pari a quasi 190 ml. €, in crescita del 7,4% sullo stesso periodo dell’anno precedente.

“La nostra industria ha già sofferto pesantemente a causa di dazi che hanno colpito ingiustamente il comparto. È essenziale che produttori e istituzioni collaborino a livello internazionale per proteggere una filiera che rappresenta un importante patrimonio economico e culturale” ha sottolineato Micaela Pallini, Presidente di Federvini. “Lavorare insieme significa prevenire ostacoli e alimentare una crescita condivisa e sostenibile. Il settore degli spiriti è un’eccellenza globale tra Stati Uniti e Italia e ogni barriera commerciale rischia di avere impatti sul sistema produttivo e sui lavoratori, oltre che sui consumatori per via di un inevitabile effetto inflattivo. Federvini auspica che non vi siano nuovi dazi da parte statunitense e che l’Unione europea, a sua volta, non riattivi dazi sulle importazioni di whiskey dagli USA”.

 
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