La Federazione Italiana si appresta ad inviare un esposto formale in merito alla incompatibilità con il diritto comunitario della normativa sull’etichettatura di vini e spiriti proposta dall’Irlanda
Tutto nasce dalla decisione del Governo irlandese di inserire degli “avvertimenti sanitari”, gli “health warning”, sulle etichette di tutte le bevande alcoliche vendute nel Paese, come comunicato alla World Trade Organization (Wto), a cui ha inviato la bozza di regolamento “ai sensi dell’articolo 12 dell’Ireland’s Public Health (Alcohol) Act 2018. Sulle bottiglie dovranno quindi apparire avvisi che metteranno in guardia dal consumo di alcool come causa di malattie, senza nessuna distinzione tra abuso e consumo responsabile.
Il reclamo di Federvini, la Federazione Italiana Industriali Produttori, Esportatori ed Importatori di Vini, Acquaviti, Liquori, Sciroppi, Aceti ed affini, in linea con le valutazioni presentate dalle associazioni europee del comparto - Comité Vins e spiritsEUROPE – esprime l’incompatibilità delle norme irlandesi con l’attuale disciplina unionale in materia di presentazione e di corretta informazione al consumatore. In aggiunta la Federazione sottolinea che le misure irlandesi rappresentano un impedimento sproporzionato ed ingiustificato alla libera circolazione delle merci all’interno del territorio comunitario, in aperto contrasto alle disposizioni degli articoli 34 e 36 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Una minaccia al mercato unico determinata da una scelta unilaterale dell’Irlanda che rischia di creare un ostacolo commerciale.
Una questione internazionale
L’esposto di Federvini segue di una settimana la scadenza dei termini per l’inoltro di commenti sulla normativa irlandese in sede di OMC (Organizzazione Mondiale per il Commercio), che ha visto Paesi quali Australia, Canada, Cuba, Messico, Nuova Zelanda, Regno Unito, Repubblica Dominicana e Stati Uniti presentare proprie osservazioni che saranno approfondite in occasione del tavolo sul TBT (Technical Barriers to Trade) in programma a giugno. Inoltre, gli aspetti critici di incompatibilità con la legislazione europea erano stati già evidenziati da numerosi Stati membri dell’Unione (Italia, Francia, Germania, Spagna, Danimarca, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Portogallo, Romania, Slovacchia, Grecia, Polonia e Lettonia) nel corso della procedura di notifica TRIS svoltasi nell’ultimo quadrimestre dello scorso anno. Una mobilitazione internazionale forte anche dell’intervento del Governo italiano, in particolare in virtù dell’azione diplomatica condotta dal Ministero degli Affari Esteri e dal Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare.
“Non distinguendo de facto tra abuso e consumo responsabile di alcol, la normativa irlandese rischia di non informare correttamente i consumatori e di danneggiare il nostro settore produttivo su scala europea, aggravando ulteriormente gli oneri a carico delle imprese produttrici che dovrebbero adottare una etichettatura ad hoc per il mercato irlandese. Nel considerare prioritario l’obiettivo di contrastare il fenomeno di abuso di alcol riteniamo altresì cruciale promuovere in primis una corretta educazione al bere moderato” ha commentato Micaela Pallini, Presidente di Federvini. “L’esposto formale che invieremo alla Commissione europea rappresenta ad oggi una scelta obbligata, di fronte all’inazione delle autorità comunitarie che pure avevano recentemente espresso perplessità sulla ammissibilità della proposta dell’Irlanda. Auspichiamo che finalmente si prenda coscienza dei limiti dell’iniziativa e si prosegua invece in direzione della definizione di un quadro normativo coerente e armonico a livello europeo”.