Lo stato attuale e le prospettive per il futuro della filiera alimentare si manifestano come problematiche cruciali per la società moderna, che necessitano di grande attenzione e interventi strutturali a tutti i livelli e da attuarsi in tempi velocissimi.
La complessità delle attuali sfide da affrontare richiede un’azione coordinata e sostenuta sia a livello economico-finanziario che organizzativo-gestionale, fermo restando la prioritaria necessità di selezionare e formare risorse umane qualificate, indispensabili per presidiare i vari livelli aziendali di processo, sia nel pubblico che nel privato.
Ormai è chiaro ed evidente per tutti che i modelli gestionali sino ad oggi reputati efficaci e di successo non sono più attuabili e sostenibili in previsione di tutti i cambiamenti già in atto.
In merito a ciò, mi assumo il rischio di esprimere e condividere con voi la mia personale opinione che vede come problema e sfida principale, non tanto l’aspetto ambientale, intorno al quale ormai sembra girare tutto, quanto la necessità di un vero cambio di paradigma e del modo di approcciare le novità, sempre con spirito critico ma costruttivo.
Rimanere radicati nel passato, al grido di “abbiamo fatto sempre così, difendiamo le posizioni” ovvero difendendo le tradizioni e i metodi di gestione dei nostri predecessori, non può rappresentare la linea di continuità per il futuro.
Per superare i vecchi paradigmi del settore food è necessario adottare un approccio innovativo e flessibile che tenga conto delle nuove sfide e opportunità che si presentano, considerando anche il profondo cambio generazionale in atto che entro il 2025 porterà il 50% delle imprese alimentari italiane a cambi di proprietà e di management significativi, se non addirittura alla chiusura o alla svendita verso gruppi stranieri.
Pertanto, il nostro ruolo di Tecnologi Alimentari sarà sempre più connotato da una grande importanza e responsabilità nell’accompagnare a livello direzionale e tecnico le PMI, che devono riflettere l’evoluzione delle conoscenze, la crescente consapevolezza dei consumatori e l’aumento della pressione sui sistemi alimentari a causa dei cambiamenti climatici, della globalizzazione e dell’urbanizzazione.
Nello stato attuale, già di per sé complesso e incerto, la filiera produttiva è destinata ad allargarsi sempre più: un esempio in questo senso sono i “novel food”, che da miraggio utopico, grazie agli enormi passi avanti della scienza e della tecnologia, si stanno trasformando in realtà che non potremo scartare semplicemente in virtù delle tradizioni minacciate storicamente rappresentativi per il nostro paese.
Di fatto, non possiamo più parlare solamente di un’articolata “food chain”, ma di una “food system economy”, che avrà un profondo impatto sull’economia del pianeta in modo diretto e indiretto, costituendo uno dei più importanti settori industriali globali, sia in termini di fatturato, formando circa il 40% del PIL mondiale, sia a livello occupazionale, dal momento che impiega il 35% della forza lavoro disponibile.
L’innovazione tecnologica sta rivoluzionando questo sistema non solo in termini di “cibi artificiali o coltivati”, ma anche con l’uso della robotica, dell’intelligenza artificiale, della blockchain e di altre tecnologie che migliorano la produzione, la tracciabilità e la sicurezza degli alimenti.
Lo sviluppo di nuovi processi tecnologici ci aiuta in maniera decisiva a comprendere e attuare approcci olistici, necessari affinché l’intera filiera alimentare si adegui e trasformi in motore trainante un’economia rispettosa degli aspetti sociali, ambientali ed economici.
Questi risultati si potranno ottenere favorendo la collaborazione e la condivisione delle conoscenze, in altre parole: per superare i vecchi paradigmi è necessario lavorare in modo sinergico con gli altri attori della supply chain alimentare, come gli agricoltori, gli allevatori, i trasformatori, i distributori, la GD/GDO e la ristorazione collettiva e commerciale.
Al centro di ogni nostro sforzo, però, non bisogna dimenticare il ruolo centrale dei consumatori che nell’ultimo ventennio sono diventati sempre più consapevoli della loro influenza sui mercati, tanto che essi non sono più gli “acquirenti di una marca o di un prodotto”, ma partecipanti attivi nella definizione delle politiche alimentari in quanto impattanti in termini di sostenibilità ambientale.
In questo scenario bisogna anche considerare la specificità dell’industria alimentare italiana, che nonostante sia conosciuta a livello mondiale per innovazione, varietà e qualità di tradizioni e sapori, oggi occupa una posizione limitata nella food system economy.
Probabilmente la creatività e l’innovazione tecnologica espresse dal nostro Paese, pur essendo le attività responsabili del processo economico, non hanno creato il collante per sviluppare il “sistema paese” in grado di competere sullo scenario internazionale.
In Europa, nonostante l’articolata complessità del settore agroalimentare, circa il 77% delle imprese sono costituite da 9 addetti e solo l’1% è rappresentato da imprese con oltre 250 addetti, considerando che le stime Eurostat attribuiscono il 21% del fatturato totale italiano alle imprese con meno di 9 addetti. Se le piccole aziende padronali-familiari sono la ricchezza dei sapori Made in Italy, le loro dimensioni e capacità economiche rischiano di rallentare o addirittura precludere loro la possibilità di introduzione delle nuove tecnologie.
Trovare i giusti equilibri tra sostenibilità ambientale ed economica, innovazione e tradizione, qualità e convenienza del cibo, rappresentano le sfide più importanti che dobbiamo affrontare nel nostro Paese in questo momento storico e che non dobbiamo permettere si trasformino in stravolgimenti, abusi o strumentalizzazioni e siano vittime di un saccheggio di know-how da parte di fondi e gruppi di potere.
Dobbiamo lavorare insieme e uniti dalla consapevolezza e responsabilità che il Tecnologo Alimentare, più di ogni altra figura professionale, rappresenta il patrimonio di competenze ed esperienze indispensabili per il futuro della food green economy a beneficio delle imprese e per la tutela del singolo e della collettività.
Massimo Artorige Giubilesi
Presidente Ordine dei Tecnologi Alimentari
Lombardia e Liguria