Non esiste un ospedale senza un’equipe di medici, così come non può esistere buon cibo senza “l’intervento” di un Tecnologo Alimentare. Non è un confronto forzato e lo possiamo dimostrare.
Gli strumenti della nostra professione sono le tecnologie alimentari applicate ai processi di produzione, trasformazione e conservazione che permettono di modificare gli alimenti e le loro caratteristiche per raggiungere delle finalità specifiche: renderli sicuri, estenderne la durabilità (shelf life), migliorarne il gusto e la palatabilità, rimuovere sostanze tossiche o comunque pericolose, aumentare la biodisponibilità o la digeribilità dei loro nutrienti.
Le sfide che affrontiamo ogni giorno sono stimolanti e richiedono competenze di settore quali la capacità di utilizzare tecnologie avanzate per migliorare la qualità degli alimenti, coniugando innovazione e tradizione; la capacità di sviluppare nuovi prodotti tenendo conto di fattori come le caratteristiche organolettiche e nutrizionali, la disponibilità, la conservabilità, la facilità d’uso; la conoscenza e l’applicazione delle tecnologie alimentari sostenibili, “mild” che meglio preservano le proprietà nutrizionali e di tipo fisico, piuttosto che chimico, con lo scopo di rendere gli alimenti fruibili e accessibili a un’ampia scala di consumatori. L’approccio sistematico e metodologico alla qualità igienico-sanitaria nei processi produttivi consente la produzione di alimenti sicuri, prevenendo la diffusione di malattie a trasmissione alimentari.
Essere Tecnologo Alimentare oggi significa, inoltre, rispondere a tutto ciò che accade fuori dal piatto: crisi energetica, cambiamenti climatici, indisponibilità delle materie prime ci costringono a ridisegnare i processi per ottimizzare i consumi e ridurre gli sprechi, riducendo l’impatto ambientale. Ed è proprio nel pensare alla nostra professione che mi vengono in mente i numerosi colleghi che hanno inventato i più venduti prodotti alimentari italiani, dalla definizione della ricetta alla messa a punto del processo, alla scelta della confezione, alla presentazione del prodotto. Dietro il topolino di un noto formaggio utilizzato come merenda, che è risultato molto gradito dai più piccoli, c’è ad esempio un Tecnologo Alimentare!
Ed è necessario conoscere e saper tradurre in requisiti di processo e di prodotto i contenuti della normativa vigente rispettando, ad esempio, i limiti di parametri chimici e microbiologici, le caratteristiche dei materiali a contatto con gli alimenti, l’uso di additivi. Non sono sufficienti però anni di studio e di specializzazione per fornire un competente supporto alle aziende, tutelando la salute pubblica. Occorre aggiornarsi continuamente, confrontarsi con i massimi esperti del settore specifico, fare rete tra professionisti.
Di qui l’importanza di scegliere nel team di un’azienda alimentare i Tecnologi Alimentari iscritti all’ordine, vincolati a mantenere il segreto professionale, a rispettare il codice etico e di comportamento e a formarsi in base a un regolamento sulla cui applicazione vigilano gli ordini Territoriali e l’Ordine Nazionale dei Tecnologi Alimentari.
Laura Mongiello
Presidente Consiglio dell'Ordine Nazionale dei Tecnologi Alimentari