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Riportiamo un ampio e dettagliato resoconto di quanto emerso in un importante convegno dal titolo “Ricerca e tecnologie per il futuro dell'industria agroalimentare”, organizzato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Tecnologi Alimentari (OTAN) e Federalimentare.

Nella prima parte del convegno si è dato spazio agli interventi istituzionali. Presente il capo della segreteria tecnica del MASAF, avv. Sergio Marchi, in rappresentanza del ministro Francesco Lollobrigida, che ha sottolineato l’impegno del ministero nel sostenere le filiere agroalimentari per valorizzare le produzioni italiane.
“Il convegno,” afferma Marchi, “arriva in un momento utile a delineare il quadro di una nuova visione dell’agroalimentare che, come ministero, stiamo portando avanti in tutte le sedi, nazionale, europea e nel contesto internazionale per individuare soluzioni alle complesse dinamiche che stanno attraversando il nostro tempo. Il rafforzamento della promozione delle eccellenze del Made in Italy, la salvaguardia della produttività e del modello di trasformazione sostenibile sono elementi che devono guidare il sistema Paese in un percorso evolutivo. Ed è proprio la professionalità dei Tecnologi Alimentari, messa a disposizione del sistema, a generare dinamiche innovative e a migliorare i processi produttivi e di consumo che sono in linea con la nostra idea di tutela della sicurezza e sovranità alimentare”.

ConvegnoAnche il Presidente della commissione agricoltura della Camera dei deputati, Mirco Carloni, promotore della legge sull’imprenditoria giovanile in agricoltura, sottolinea l’importanza dei Tecnologi Alimentari nella filiera: “I tecnologi ci consegnano la sicurezza alimentare e danno un’idea chiara della qualità del nostro cibo, contribuendo alla fiducia che i consumatori hanno nei confronti delle nostre produzioni. Le sfide che ci attendono, tra cui il cambiamento climatico, richiedono l’applicazione delle migliori tecnologie per ridurre l’impatto ambientale delle produzioni”.
Cruciale dunque anche per Carloni l’investimento nelle tecnologie alimentari e nella ricerca, così come sostiene Francesco Battistoni, vicepresidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera: “I progressi tecnologici come l’agricoltura di precisione, le TEA e l’intelligenza artificiale sono alcuni esempi virtuosi che ci dicono come la ricerca e la scienza, applicate in campo alimentare, possano contribuire a rendere l’industria alimentare sempre più un luogo sicuro per i cittadini che ne riconoscono affidabilità, qualità e fiducia”.

Per gli italiani il cibo è alla base del benessere

Entrando nel vivo delle relazioni scientifiche si è tracciato un quadro chiaro sul valore dell’industria alimentare partendo proprio da una ricerca effettuata dal Censis e presentata dal prof. Giorgio De Rita, segretario generale, analizzando il rapporto tra il valore economico e quello sociale dell’industria alimentare italiana. Negli ultimi dieci anni è aumentato l’export del 60%, l’occupazione del 12% e il fatturato del 25%, in un contesto in cui i consumi e i salari sono fermi e sarebbe stato facile seguire la linea della decrescita felice. “La base sociale che ha permesso questi risultati,” afferma il Prof. De Rita, “è che l’industria ha svolto un ruolo di ammortizzatore sociale, di assicurazione nei confronti delle famiglie, di welfare, fornendo garanzia agli italiani che l’industria poteva meritare fiducia”.
Secondo il rapporto del Censis, il 91% degli Italiani ritiene che il cibo sia la base principale del proprio benessere. “Oltre alle evidenze scientifiche,” afferma De Rita, “c’è dunque la consapevolezza che la produzione alimentare italiana è una delle principali fonti del benessere individuale”. Lo studio, inoltre, evidenzia che per gli italiani sono importanti i valori etici e sociali che li orientano nella scelta dei prodotti. Il 66,7% è pronto a rinunciare a prodotti che potrebbero essere dannosi per la salute, il 52,6% a quelli non in linea con criteri di sicurezza alimentare, il 43,3% a quelli la cui produzione e distribuzione non rispetta l’ambiente e il 35,6% a quelli per la cui produzione non sono tutelati i diritti dei lavoratori e dei fornitori. Accanto a questi numeri, emerge inoltre come l’industria alimentare abbia una elevata reputazione sociale verso la quale l’86,4% degli italiani dichiara di avere fiducia ed è una fiducia trasversale, che coinvolge il 93,8% degli anziani, l’84,2% degli adulti e l’81,6% dei più giovani. Tutto ciò certifica come, grazie alla ricerca, alla scienza e alla tecnologia gli alimenti e l’industria di trasformazione abbiano prodotto una rivoluzione positiva nelle abitudini e nelle scelte degli italiani che ricercano cibi sicuri e di qualità. “Quello che emerge è dunque un quadro di fiducia che contrasta con la percezione diffusa di un’industria che si contrappone a un modo “bucolico” di produrre gli alimenti che non esiste”, afferma Donegani. Viene fuori dunque la resilienza dell’industria alimentare che ha avuto il merito di adattarsi all’attuale contesto storico, particolarmente difficile, individuando soluzioni e risposte efficaci e compiendo lo sforzo di comunicarle per contrastare la disinformazione che colpisce il settore del food. Importante è dunque sottolineare quella che è stata l’evoluzione della ricerca e delle tecnologie nel settore agroalimentare con un occhio al passato proprio per comprendere il presente e ipotizzare il futuro.

La nascita della food science

Tecnologie alimentari shutterstock 1135937765Il prof. Marco Dalla Rosa, dell’Università di Bologna, ha infatti tracciato un excursus storico. Nel corso dei secoli la capacità primaria dell’essere umano è sempre stata quella di procacciarsi cibo e di utilizzare tecniche sempre più avanzate per garantirne la conservazione. L’evoluzione storica e culturale di questa necessità, facilitata dalle scoperte delle scienze microbiologiche, chimiche, fisiche, ingegneristiche e meccaniche, ha portato alla nascita del Food Science ovvero la Scienza e Tecnologia degli Alimenti. Gli obiettivi principali di questa scienza applicata alla lavorazione tecnologica degli alimenti sono stati quelli di rendere ottimali i processi produttivi, di garantire la salubrità degli alimenti, di garantire il massimo apporto nutrizionale, di migliorare la qualità sensoriale e di allungare la vita commerciale dei prodotti destinati ai consumatori. Questo progresso ha permesso, e permette, di fornire prodotti sicuri e nutrienti alla popolazione, adeguandosi nel tempo alle sempre nuove necessità dettate dall’evoluzione della società e dalle problematiche che si trova ad affrontare.

Utilizzare materie prime di qualità

Ma per ottenere prodotti alimentari di qualità occorre partire da materie prime di qualità. Di qui l’importanza della sinergia professionale tra Tecnologi Alimentari e Agronomi e l’applicazione, anche in agricoltura, di tecnologie avanzate. Questo il focus dell’intervento di Flavio Pozzoli, Presidente dell’Ordine degli agronomi e dottori forestali di Roma: “La rintracciabilità della filiera alimentare può essere fortemente supportata dalla tecnologia della blockchain già a partire dalle attività in campo. Per questo si parla sempre più spesso di agricoltura di precisione o digitale proprio perché le soluzioni innovative nel settore agricolo stanno trasformando il modo in cui vengono coltivati i prodotti agricoli e le modalità di gestione degli allevamenti. Avere a disposizione dati precisi e in tempo reale permette di agire in modo tempestivo sui sistemi agricoli riducendo gli sprechi e prevenendo il diffondersi di fitopatie a carico dei campi coltivati. Prevenire gli sprechi è senza dubbio un’azione necessaria in un contesto in cui non è garantito a tutti un accesso al cibo sicuro e sufficiente per il raggiungimento del benessere individuale. Infatti, nel 2022, il 29,6% della popolazione mondiale, pari a 2,4 miliardi di persone, non ha avuto accesso costante al cibo. Le sfide che ci attendono sono molto complesse: garantire un elevato livello di sicurezza alimentare attraverso misure coerenti ‘Dal produttore al consumatore’ e fornire alimenti equilibrati nell’apporto di energia e/o nutrienti per consentire la completa espressione del potenziale genetico, fisico e mentale dell’individuo, per una aspettativa di vita sana (priva di malattie)”.

Come gestire queste sfide?

Operaiopomodori shutterstock 1866091186“Innanzitutto,” afferma Stefano Zardetto, Presidente dell’Ordine dei Tecnologi Alimentari di Veneto e Trentino Alto Adige, “occorre raggiungere la piena sostenibilità del sistema agroalimentare, e un processo alimentare è davvero sostenibile se limita il consumo di risorse e la produzione di rifiuti, contribuisce positivamente a soddisfare le attuali esigenze alimentari, risulta socialmente equo e inclusivo, mantenendo la sicurezza igienico-sanitaria e la qualità nutrizionale del prodotto e provvede a fornire un gettito economico costante per le imprese. Serve una ricerca scientifica a 360 gradi senza pregiudizi e stereotipi, con un approccio multi‐attore in grado di produrre benefici congiunti per la salute delle persone, il clima, il pianeta e le comunità. Il Tecnologo Alimentare è dunque impegnato nel miglioramento dei processi e nello sviluppo di tecnologie d’avanguardia, aprendo la strada a nuovi prodotti e metodologie di produzione”. “È essenziale,” conclude Zardetto, “dare un contributo al futuro del pianeta andando oltre il convenzionale anche attraverso il cibo”. 
Sfida raccolta, nell’ambito del convegno, dal vicepresidente del Senato, sen. Gian Marco Centinaio, che sottolinea come l’impegno degli operatori del settore alimentare e dei professionisti che applicano la ricerca e le tecnologie alimentari consentono alle produzioni italiane di distinguersi per l’eccellente qualità nel panorama internazionale. L’Italia ha dunque il dovere di dettare la linea a livello mondiale, come nel caso della questione dell’etichettatura a semaforo bloccata grazie all’autorevolezza dei nostri connazionali. Il sistema Italia è fatto soprattutto da una cultura che unisce, che ha come denominatore comune il valore del Made in Italy, che trova il supporto delle Istituzioni politiche e che in una logica di continuità dei valori condivisi riesce a essere di sostegno alle industrie, ai professionisti, che lavorano quotidianamente per garantire l’eccellenza delle nostre produzioni. Anche il ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha partecipato al dibattito con un suo messaggio in cui sottolinea la necessità di sostenere investimenti per nuovi modelli produttivi.

200 miliardi di fatturato nel 2023

A conclusione dei lavori, Paolo Mascarino, sottolinea la forza dell’Industria Alimentare italiana, che, con quasi 200 miliardi di fatturato nel 2023 e 52 miliardi di export, rappresenta, insieme al settore primario, la prima manifattura del paese e il 10% dell’export dell’Italia.
“Forza,” sostiene Mascarino, “che si basa su quattro pilastri: il genio italiano, capace di trasformare materie prime di qualità in prodotti unici e inimitabili, genio che si estrinseca con due braccia: la tecnologia e l’arte; di qui il grande valore dei Tecnologi Alimentari che danno ai processi di trasformazione a cui gli imprenditori aggiungono l’arte per rendere i prodotti unici al mondo; il secondo è fare squadra, collaborare tutti insieme per far si che il settore alimentare mantenga il suo primato di eccellenza; il terzo è quello di continuare a innovare con i piedi saldi nella tradizione della dieta mediterranea, il quarto e ultimo pilastro sono i consumatori italiani che hanno un gusto straordinario, sono molto esigenti e questo obbliga imprenditori a fare i miracoli per rispondere alla sofisticata domanda dei consumatori italiani”. Questa narrativa si scontra con una narrativa opposta a livello internazionale, infatti, nel 2025 ci sarà il meeting sulle malattie trasmissibile in cui L’ONU proverà a far applicare all’alimentare le norme che valgono per il tabacco, classificando i cibi in sani e non sani attraverso algoritmi che hanno poco di scientifico e che darebbero il rosso a prodotti italiani di qualità quali olio di oliva e parmigiano reggiano. “Occorre dunque rafforzare la squadra,” conclude Mascarino, “facendo leva su un solido sostegno delle istituzioni, della comunità scientifica e dei tecnologi alimentari per affrontare insieme questa nuova battaglia a tutela della salute pubblica”.

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