La ricerca di The European House - Ambrosetti, realizzata in occasione dell''8° forum 'La Roadmap del futuro per il Food&Beverage' di Bormio, attesta che l'impatto dell'italian sounding pesa su tutte le regioni italiane. Le più colpite sono nell’ordine: la Lombardia con un impatto economico negativo di 10,2 miliardi l'anno, seguita da Veneto (10 miliardi), Emilia-Romagna (9,9 miliardi) e Piemonte (8,7), ma anche le altre regioni non sono indenni.
L’italian sounding, ovvero l’imitazione o l’evocazione di nomi e immagini di prodotti italiani a fini commerciali, reca un danno significativo all’export agroalimentare italiano, che senza questa pratica, potrebbe tranquillamente raddoppiare i sui 63 miliardi attuali.
Stando a questi numeri, è evidente che le misure di tutela non sono sufficienti. Sono una grande viaggiatrice e posso affermare che gli scaffali dei supermercati di tutto il mondo sono pieni di prodotti alimentari che richiamano formaggi e vini italiani, storpiandone il nome e richiamando l’Italia nei colori delle etichette o nelle immagini. In un recente viaggio in Canada mi è stato offerto del Parmesan in polvere da mettere sulla pasta!
Accanto a queste forme di italian sounding illecite, ve ne sono però altre più raffinate e lecite, che riguardano l’acquisizione di aziende alimentari italiane da aziende e gruppi stranieri. I casi sono sempre più numerosi, anche nel comparto lattiero-caseario.
Le conseguenze? Uno svuotamento del Made in Italy, dato che molte aziende sono italiane solo di nome, la delocalizzazione produttiva, l’utilizzo di materie prime non locali, il tradimento della fiducia dei consumatori. Si tratta di marchi connotati da questi ultimi come italiani, ma che di fatto non lo sono.
I consumatori italiani sembrano aver preso coscienza, chi più chi meno, della forza del marchio Made in Italy, tanto che numeri alla mano, tendono a scegliere alimenti che, almeno all’apparenza, sono legati al territorio. Quindi, da un lato si cerca in tutti i modi di valorizzare il Made in Italy agroalimentare, dall’altro, proprio la forza di questo “marchio” rischia di essere anche la sua debolezza, sia per il fenomeno dell’italian sounding, che danneggia le esportazioni, sia per le numerose acquisizioni di aziende italiane che ormai hanno bandiera straniera.
Stefania Milanello Esperta in tecnologie alimentari e divulgatrice scientifica