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È di pochi mesi fa la notizia relativa al possibile ruolo di carne rossa e prodotti lattiero-caseari nel contrastare i tumori. L’acido trans-vaccenico migliora la capacità delle cellule T della risposta immunitaria.

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Chicago ha pubblicato, sulla prestigiosa rivista scientifica Nature, un lavoro in cui viene dimostrata l’attività antitumorale dell’acido trans-vaccenico. Si tratta di un acido grasso a lunga catena presente principalmente negli alimenti derivanti da ruminanti, quindi carne, latte e derivati, da animali da pascolo come ovini e caprini. Questo nutriente non può essere prodotto a livello endogeno ma, quando introdotto con la dieta, rimane prevalentemente in circolo nel sangue, dove migliora la capacità delle cellule T della risposta immunitaria contro diversi tipi di tumori, e incrementa l’efficacia delle immunoterapie.

Gli autori concludono, cautamente e citando la letteratura relativa alla correlazione tra l’abuso di carni rosse e lavorate e l’insorgenza dei tumori, che i loro risultati non suggeriscono un maggior consumo degli alimenti contenenti dell’acido trans-vaccenico, quanto la possibilità di utilizzarlo come integratore nutrizionale in associazione ai trattamenti clinici per il cancro.

Eppure, recentemente, diversi studi hanno ribadito che l’effetto di un alimento sulla salute dipende dalla combinazione dei componenti nutrizionali in esso contenuti e dalla struttura risultante, piuttosto che dai singoli nutrienti: il cosiddetto effetto matrice. L’effetto matrice a cui per i prodotti lattiero-caseari sono stati associati importanti implicazioni nutrizionali e salutistiche.

Ma allora, che fine ha fatto il bandolo della matassa? Probabilmente disperso tra la corretta lettura del termine abuso, ovvero consumo eccessivo, riferito alle carni rosse e lavorate, e la comprensione che l’effetto degli elementi costitutivi della dieta sulla salute non possa prescindere dalla loro interazione, quantità e biodisponibilità.

Per il momento l’insieme di queste nuove informazioni scientifiche permette di rompere l’accerchiamento mediatico, spesso troppo ostile, non sempre a ragione, nei confronti degli alimenti di origine animale. Le aziende del settore possono tirare un sospiro e ricominciare orgogliosamente a rivendicare il ruolo dei loro prodotti nell’alimentazione quotidiana della popolazione.

Benedetta Bottari
Professore Associato Microbiologia degli Alimenti Università degli Studi di Parma

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