“Dialogo, identità eunità: queste le parole chiave che ci dovranno condurre nella nostra attività dei prossimi 4 anni”. Così Emanuele Orsini ha aperto la conferenza stampa di insediamento al termine dell’assemblea privata dei delegati, che ha eletto Emanuele Orsini 32mo Presidente di Confindustria per il quadriennio 2024-2028, con una partecipazione record del 98% degli aventi diritto al voto e un consenso dei votanti pari al 99,5%.

“Sono molto contento. Il voto, ha dimostrato che il nostro sistema, dopo una campagna elettorale un po' accesa, si è riuscito a ricompattare immediatamente”, ha detto il neopresidente prima di presentare il suo programma in "dieci capitoli": dall'Europa all'energia, dagli investimenti al capitale umano, dal Sud alle infrastrutture, dalla certezza del diritto a trasporti, logistica e industria del turismo.

A giugno ci saranno le elezioni europee e l'Europa è stato il primo punto su cui Orsini si è soffermato: “in Europa occorre lavorare a una vera politica industriale comunitaria e smontare gli atteggiamenti ideologici antindustriali. Serve un cambiamento culturale per invertire la rotta e ci auguriamo che la prossima commissione metta al centro l'industria, la competitività e la crescita», ha detto Orsini, sottolineando che ci sono alcuni temi che preoccupano, come il packaging e lo stop al 2035 per il motore endotermico: “non siamo d'accordo e continueremo a dirlo, occorre neutralità tecnologica”.

Rimettere l’industria al centro dell’azione europea è un traguardo necessario. Legato a doppio filo con il grande capitolo dell’energia che “è un tema di competitività ma anche di sicurezza nazionale. Serve indipendenza energetica – ha sottolineato Orsini - ma è impossibile arrivarci solo con le fonti rinnovabili, serve un mix energetico e occorre sostenere il nucleare, a tecnologia pulita e di ultima generazione, mantenendo una rete elettrica nazionale, perché si tratta di un interesse strategico. E nel frattempo realizzare il mercato unico europeo dell'energia, altro elemento fondamentale per la competitività Ue”.  

Così come fondamentali, in quanto acceleratori della crescita del Paese, sono gli investimenti. Quindi serve con forza riattivarli. “Occorre attuare subito Industria 5.0, che però è legata al Pnrr mentre – ha affermato  Orsini - serve una visione più lunga, misure a cinque anni, e definire le direttrici dei contratti di sviluppo”.

E parlando di infrastrutture, trasporti, logistica e turismo, il presidente Emanuele Orsini, ha evidenziato come si tratta di capitoli strategici su cui c’è molto da investire. Il Ponte sullo Stretto va bene come va bene ogni nuova infrastruttura, "ma bisogna arrivarci, allo Stretto", quindi servono infrastrutture di collegamento.  Sicuramente sul Sud "occorrono riflessioni profonde: non possiamo dividere il Paese": sull'autonomia differenziata vanno rivisti "alcuni capitoli", bisogna "fare dei ragionamenti un po' più complessi", perché su temi come energia, logistica, infrastrutture "non si può dividere" il Nord dal Sud. “Nel momento in cui con gran forza chiediamo gli stati uniti d’Europa. È necessario promuovere lo sviluppo industriale del Mezzogiorno, per abbattere i divari economici e sociali. È indispensabile avvicinare il livello di occupazione tra Sud e Nord”.

E il messaggio a governo e sindacati è: "Sediamoci per confrontarci, con tutti. Noi ci siamo", con un invito al raffronto, "che non deve essere conflittuale ma costruttivo". Serve "una visione Paese. Quello che tutti devono avere in mente è un’idea di crescita. Fatto questo, vinciamo tutti". Ma non mancano i punti fermi, come il riferimento al referendum promosso dalla Cgil: "In un momento in cui i giovani selezionano le imprese dove lavorare" non si può parlare di Jobs Act, ha affermato Orsini. Ma con le confederazioni va ripreso il confronto su salari, rappresentanza, contratti pirata e, per farlo, “è necessario che i sindacati siano compatti”. Si dovrà parlare di produttività e di welfare, ha detto Orsini, che ha rilanciato un piano casa, per dare affitti a un costo sostenibile, sia agli immigrati che agli italiani che si spostano per lavoro all'interno del paese, specie i giovani.

Ma come precondizione e punto centrale dell’intero programma, c'è la certezza del diritto perché “l'imprenditore vuole conoscere le regole del gioco, varare norme retroattive vuol dire che il mondo delle imprese non può più fidarsi del governo e delle istituzioni”, ha detto Orsini, citando come esempio la vicenda del Superbonus.

La base del confronto con il Governo, ha chiosato Orsini, sarà su "proposte di Confindustria a costo zero o su quelle da considerare un investimento": gli industriali sono consapevoli che i margini di azione sono stretti, come sulla legge di bilancio, "ma si possono costruire percorsi virtuosi per dare una spinta all'economia".

Fonte: confindustria.it

 

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