Man mano che passano i giorni crescono le preoccupazioni del mondo alimentare italiano per la minaccia di dazi da parte della nuova amministrazione americana a guida Trump. I primi a esprimere timori per gli effetti economici sul settore sono stati i produttori di vino e spiriti (ne abbiamo parlato qui).

D’altronde già il primo Trump aveva portato avanti una politica di dazi su molte delle merci provenienti dall’Europa e quindi è lecito supporre che anche in questo caso alle parole seguiranno i fatti. Già in passato le conseguenze per il mondo alimentare non erano state indolori.

Per l’Italia nel 2019 furono colpiti con rialzi del 25% molti prodotti, tra cui formaggi, i liquori, i succhi di frutta, gli agrumi e alcuni salumi prima che Biden intervenisse bloccando le misure.

Coldiretti ha calcolato basandosi su dati ISTAT che le misure del Trump I causarono una diminuzione media del 20% delle nostre esportazioni (2020 rispetto al 2019) tra cui il -15% della frutta, il -28% delle carni, il -19% dei formaggi e delle confetture e il -20% dei liquori.

Secondo uno studio di Confartigianato, l'Italia è stata tra i Paesi europei più colpiti, con una stima di calo dell'export complessivo verso gli Stati Uniti di ben 11 miliardi di euro, con una diminuzione del 16,8% rispetto ai 66,4 miliardi di euro di esportazioni italiane negli USA. I settori più colpiti sono stati quello metallurgico, automobilistico e agroalimentare.

Paolo Zanetti, presidente di Assolatte, ha recentemente ricordato che nel 2020 l’export di formaggi italiani negli Usa diminuì del 20% sia a valore che a volume. Allora furono colpiti soprattutto il Grana Padano DOP, il Parmigiano Reggiano DOP e il Gorgonzola DOP.

Sul tema è intervenuto anche il Ministro Lollobrigida che è anche importante dirigente di Fratelli d’Italia, partito che con Trump ha ottimi rapporti: “I dazi ci preoccupano sempre, sono una chiusura e una limitazione del mercato. Un Paese esportatore come il nostro non ha come obiettivo la chiusura dei mercati. Bisogna aprire una riflessione, nei confronti degli Stati Uniti, nostro Paese alleato, credo che si possa arrivare a una dinamica che avvantaggi entrambe le parti. Gli Usa - ha aggiunto - sono un Paese con cui i legami sono estremamente solidi e questo ci permette di avere un dialogo e trovare insieme soluzioni. Non c'è un braccio di ferro, speriamo che questo dialogo sia ampliato a un'Europa che prenda atto di una necessità di un ragionamento complessivo e tuteli il proprio export, contemplando le esigenze degli altri"

Intanto sul fronte russo…

Ma le minacce non arrivano solo da occidente. Proprio in questi giorni Coldiretti e Filiera Italia sono intervenute contro i dazi sui fertilizzanti russi che danneggiano gli agricoltori italiani. In questo caso si parla ovviamente di dazi all’ingresso, facenti parte delle misure contro la Russia a seguito dell’invasione dell’Ucraina. 

La Commissione europea ha infatti proposto un innalzamento delle tariffe sui fertilizzanti originari o esportati direttamente o indirettamente dai due Paesi nel mercato dell’Ue, un aumento graduale che porterà, dopo tre anni, a una tariffa aggiuntiva sul dazio compresa tra 315 e 430 euro per tonnellata. 

Queste nuove sanzioni sono giudicate "sbagliate" da Coldiretti e Filiera Italia che denunciano il rischio che provochino un ulteriore aumento dei costi per gli agricoltori europei.

 
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