Dopo l’approvazione del parlamento italiano del disegno di legge contro la carne coltivata, cosa succederà a livello pratico? Il governo italiano ha fatto di questa battaglia una questione primaria con in prima fila il ministro del Masaf Francesco Lollobrigida, che vuole portare la questione a livello europeo, e il capogruppo di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti, che spiega come l'Italia si ponga "all'avanguardia del mondo" nella lotta alla carne coltivata.
Con la votazione alla camera, il disegno di legge è stato approvato in via definitiva; i sì sono stati 159, 53 i no e 34 gli astenuti. A favore i partiti di maggioranza, mentre il Pd si è astenuto e M5S e altri hanno votato contro. La voce dei contrari è stata espressa soprattutto da +Europa che parla di provvedimento "oscurantista", “anti scientifico e anti italiano”, con uno scontro fisico fuori dal parlamento che ha coinvolto il capogruppo Benedetto Della Vedova e il Presidente di Coldiretti, Ettore Prandini.
L’associazione è stata infatti in prima fila nel supporto del ddl che vieta di produrre e commerciare prodotti derivanti da colture cellulari o da tessuti di animali vertebrati e ora vuole portare avanti la battaglia “in Europa dove l’Italia, che è leader mondiale nella qualità e sicurezza alimentare, ha il dovere di fare da apripista nelle politiche di tutela della salute dei cittadini”.
La posizione di Coldiretti
Ettore Prandini in un’intervista a Milano Finanza ha ben spiegato quali siano la filosofia che guida l’associazione degli agricoltori italiani: “La nostra posizione è quella di tutelare l’agricoltura tradizionale, una storia che ci consente di essere i più invidiati al mondo per la qualità di prodotti che possiamo offrire ai cittadini. E questo anche grazie ad una biodiversità che è la maggiore al mondo. Vogliamo essere avanguardia in Europa e nel mondo della difesa di un sistema produttivo basato sul rapporto uomo-terra-lavoro, uomo-mare-lavoro: sono gli elementi che per millenni hanno contraddistinto la storia dell'umanità e hanno garantito benessere e anche la prosecuzione del nostro essere umani in senso pieno . Feuerbach diceva che siamo quello che mangiamo, ed è proprio così quindi non ci arrendiamo all'idea di avere un'alimentazione finta, artificiosa, perché ci trasformerebbe in una società che rifuggiamo"
La voce dei favorevoli
Passando alla posizione di chi guarda con favore e positività alla diffusione della carne coltivata, i favorevoli sostengono che non produce scarti, riduce drasticamente l’emissione di gas serra - circa il 98% in meno rispetto agli allevamenti tradizionali - e non richiede tanta acqua, il 99% in meno, oltre al 99% in meno di utilizzo di terra. “Far crescere la carne in un ambiente controllato significa produrla abbattendo l’uso di antibiotici e farmaci, portando potenzialmente dunque a significativi miglioramenti riguardo al tema sempre più urgente dell’impatto dell’alimentazione sulla salute e sull’ambiente”, dice il professor Luciano Conti, sul sito di “Bruno Cell”, una startup trentina nata nei laboratori del CIBIO il Centro di Biologia Integrata progettato da Università di Trento e Provincia Autonoma di Trento per esplorare le potenzialità delle biotecnologie per la salute umana.
Tra le associazioni che più hanno contestato il provvedimento ci sono ovviamente l'Enpa, l’Ente Nazionale per la Protezione degli Animali: "Lo stop alla carne 'cruelty free' esprime un'ideologia e una visione oscurantista" e prevede "una nuova condanna della Corte di Giustizia europea" per l'Italia. Mentre la Lega anti vivisezione parla di norma "antiscientifica" che "protegge chi inquina".
Il merito del provvedimento
Ma vediamo più in dettaglio cosa prevede nel dettaglio il disegno di legge approvato.
Viene di fatto vietato produrre, consumare e mettere in commercio “cibi e mangimi generati a partire da colture cellulari”. I trasgressori verranno sanzionati con multe salatissime: per chi violi il divieto di produrre, trasformare o commercializzare carne coltivata sul suolo italiano la sanzione minima parte da 10mila euro, che sale a 60mila nei casi più gravi o addirittura a 150mila euro per gli stabilimenti di dimensioni più grandi e dai fatturati più alti. Le sanzioni accessorie comprendono la confisca della merce e la chiusura dello stabilimento da 1 a 3 anni.
Altri divieti riguardano invece le denominazioni. Proibito l’utilizzo di alcune parole che non potranno essere associate a determinati prodotti alimentari. Non si potrà, ad esempio, etichettare un prodotto a base di soia come “cotoletta di soia” o “hamburger di soia”.
Il dubbio oggi è capire come reagirà l’Unione europea. C’è chi parla di possibili procedure di infrazione: il rischio è che il no italiano possa essere interpretato come un divieto preventivo, cioè introdotto prima che la produzione venga avviata in Europa.
La carne coltivata
Resta infine da capire meglio di cosa stiamo parlando. La cosiddetta carne coltivata viene prodotta dalle cellule staminali di un animale, coltivate in un ambiente privo di contaminanti e senza l’uso di antibiotici. Più in dettaglio, in un fermentatore, le cellule alimentate con ossigeno, mangime e calore crescono come farebbero nel corpo di un animale, sfruttando la capacità delle staminali di replicarsi indefinitamente. Una volta matura viene raccolta, eliminato il liquido di mangime rimanente, e si ottiene una carne simile al macinato con fibre lunghe che viene compattata sottovuoto.
Qualcuno lo sta già facendo, ad esempio Israele dove una società sta realizzando carne di pollo coltivata. In questo caso le cellule di pollo no ogm sono inserite nei fermentatori e si moltiplicano all’infinito: la carne cresce da queste cellule alimentate con acqua, carboidrati, proteine, aminoacidi, vitamine e zuccheri.
In Gran Bretagna una start up sta invece lavorando su bistecche di leone, hamburger di tigre, sushi di zebra, prosciutto di giraffa. A Singapore c’è invece un ristorante che serve carne coltivata, prodotta dall’americana “Eat Just” che viene servita anche in alcuni ristoranti statunitensi.
Bisogna poi fare attenzione a non confondere la carne coltivata con la "carne" vegetale (di cui da oggi si vieta l’utilizzo di termini come "salame" o "bistecca" per prodotti vegetali). La prima viene realizzata partendo dalle cellule staminali dell’animale (prelevate tramite biopsia da muscoli e grasso), mentre la carne "vegetale" utilizza principalmente legumi e le proteine in essi presenti come sostituti della carne e, combinati con aromi ed altri ingredienti, per riprodurre texture e sapori del prodotto di origine animale.