Abbiamo chiesto ad Alberto Mantovani, Direttore di Ricerca all’Istituto Superiore di Sanità, quali sono gli aspetti rilevanti per il ruolo di Efsa, che emergono dal nuovo Regolamento 1381/2019.
Cosa ha ispirato la Commissione ad aggiornare il Regolamento sulla comunicazione del rischio?
Il nuovo Regolamento ha innanzitutto lo scopo di aumentare la trasparenza e ristabilire il rapporto di fiducia con la società. Efsa, infatti, è tenuta alla riservatezza e alla protezione di dati considerati sensibili che riguardano l’azienda stessa. In alcuni casi, in tempi recenti, questa procedura ha sollevato il dubbio di scarsa trasparenza, che è un valore a cui Efsa tiene in modo particolare.
Qualche esempio?
Cito un caso concernente gli studi sugli effetti di alcuni biocidi sulla salute delle api. Esso ha interessato una domanda di autorizzazione sottoposta al CTGB (Board for the Authorisation of Plant Protection Products and Biocides), Authority dei Paesi Bassi che valuta la sicurezza per la salute umana, animale e ambientale di pesticidi e biocidi. Emerse un contenzioso fra industria e associazioni ambientaliste che infine si è risolto con un pronunciamento della magistratura olandese, che ha sancito che la necessità di tutela dell'ambiente prevale sulla richiesta, di per sé legittima, di tutela dei dati dell'industria. In linea di principio si tratta di due posizioni di tutela considerate legittime dal legislatore ma, quando in contrasto, una delle due deve prevalere sull’altra.
Quali sono le novità rilevanti per Efsa?
Il nuovo Regolamento permetterà ad Efsa di commissionare ad enti pubblici terzi, studi finalizzati a chiarire eventuali dubbi sorti dalla valutazione dei lavori sottoposti dall’applicant per l’autorizzazione di nuove sostanze, per esempio pesticidi o additivi, che necessitano di una procedura di approvazione. Prima accadeva che uno studio riconosciuto non valido da Efsa fosse rimandato all'azienda, con l’indicazione di seguire le linee guida di riferimento. In questi casi è chiaro che i Paesi con agenzie forti e strutturate, sostenute da una rete di laboratori di ricerca, o in grado anche di eseguire studi in prima persona, giochino un ruolo importante e potenzialmente influente. È uno sviluppo di cui andrebbe tenuto conto anche in Italia. Il processo, che è solo alle battute iniziali, va verso una partecipazione alla valutazione del rischio molto più ampia, ma l'autonomia di Efsa, nel processo di valutazione del rischio, va difesa. Occorre sviluppare un circolo virtuoso fra una EFSA sempre più autorevole, indipendente e trasparente e il contributo scientifico - in termini di esperti, studi e dati - degli Stati Membri, coinvolgendo ove necessario anche le altre agenzie europee come ECDC, ECHA, EMA.
Nel contempo occorre rispondere alla richiesta di trasparenza da parte della società...
La divisione dei ruoli fra valutazione e gestione del rischio è il cuore della strategia europea di sicurezza alimentare “dal campo alla tavola” e sottende tutta l’attività di EFSA. Credo che la divisione dei ruoli vada mantenuta, proprio in nome della richiesta sociale di trasparenza. È innegabile che questa separazione abbia creato in qualche caso assenza di dialogo e questo chiaramente è molto grave. le valutazioni del rischio debbono essere comprese e utilizzate dai gestori del rischio; il trasparente dialogo fra valutatori e gestori è importante per assicurare la fiducia e il sostegno dei cittadini.
Francesca De Vecchi,Tecnologa alimentare OTALL e divulgatrice scientifica